Muha, la bambina più fortunata del Somaliland
Muha ha quattro mesi ed è una bambina nata da una giovane adolescente non sposata. A Muha manca un papà, ma è ugualmente fortunata: Hibaq, la sua mamma diciannovenne, ha deciso di tenerla nonostante le stigmatizzazioni e le pressioni nei confronti dei figli di madri single.
Vivere in 9 con 260 euro al mese
Vivono tutti in una capanna di cartone, plastica, rami e lamiere, al cui interno la temperatura raggiunge anche i 40 gradi. Ci sono Nimo Ali, la nonna, Hibaq, la madre di 19 anni, i sei giovani zii e lei, Muha, la cui culla è un vecchio materasso sul pavimento.
A casa sua non ci sono uomini adulti: infatti, essendo nata fuori dal matrimonio, Muha non ha un papà, mentre il nonno ha lasciato la famiglia a causa di una malattia mentale. In condizioni come questa, tanti altri bambini sarebbero stati abbandonati per la strada: un fenomeno tutt’altro che raro in Somaliland, dove le ragazze tendono tutte a sposarsi prima dei 18 anni e dove la quasi totalità degli orfani è frutto di gravidanze indesiderate tra adolescenti. A differenza loro, Muha è fortunata perché ha ancora la sua mamma e la sua nonna.
Hibaq e la madre, Nimo Ali, hanno deciso di non abbandonare Muha in uno dei sovraffollati orfanotrofi pubblici dello Stato. Così, la neo nonna si era ritrovata con una famiglia di 9 persone a cui provvedere con i 280€ mensili che riceveva per il suo lavoro di spazzina. In assenza della madre, i bambini passavano le loro giornate da soli a casa, quella baracca di cartone e stracci che presto potrebbero perdere. La famiglia, infatti, non ha il permesso per occupare quel pezzo di terra e ogni giorno rischia di venire cacciata e finire sulla strada senza possibilità di appello.
SOS Villaggi dei Bambini in difesa delle famiglie.
È per situazioni come queste che SOS Villaggi dei Bambini ha creato il suo programma di rafforzamento famigliare, col quale protegge le famiglie più fragili, come quella di Muha, dallo sfaldamento.
Per la piccola, ora la cosa più importante è che la madre diventi indipendente e capace di provvedere a entrambe: per questo motivo, SOS Villaggi dei Bambini ha inserito Hibaq in un programma di istruzione e formazione.
Ora, la diciannovenne studia in un centro di formazione professionale SOS in cui impara ad usare l’henne per disegnare tatuaggi su mani e piedi, una moda molto diffusa in Somaliland, grazie alla quale Hibaq potrà contare su una fonte di guadagno.
Nel frattempo, la nonna, Nimo Ali, si prenderà cura della nipotina, dalla quale già non si stacca mai, ricevendo dal Centro Medico SOS i medicinali di cui la piccola Muha ha bisogno per crescere sana. I bambini che vivono nelle famiglie più povere, infatti, spesso sono vittime di infezioni alla orecchie o all’apparato respiratorio a causa delle scarse condizioni in cui vivono.
La situazione in Somaliland.
Il Somaliland è un piccolo stato che si trova ai confini nord occidentali della Somalia, vicino all’Etiopia e al Gibuti. In questa nazione, campione di povertà e tra i paesi più sottosviluppati del mondo, vivono con meno di un dollaro al giorno circa 3,5 milioni di persone, per le quali l’aspettativa di vita media non supera i 51 anni.
Ogni anno, su 1.000 mamme, 12 muoiono a causa di complicazioni dopo aver dato alla luce il proprio bambino, facendo del Somaliland uno degli stati con il più alto tasso di mortalità materna. Anche per i neonati, però, la speranza di sopravvivenza è tutt’altro che rosea: qui, infatti, un bambino su 10 muore durante il primo anno di vita, mentre dei nove restanti uno su cinque non arriverà a festeggiare il suo quinto compleanno.
Qui, SOS Villaggi dei Bambini è presente dal giugno 2008 con un villaggio SOS, un Asilo SOS, un Centro Sociale SOS (per i programmi di Rafforzamento Famigliare e Prevenzione all’Abbandono) e un Centro Medico SOS.