18 Dicembre 2013: Giornata Internazionale dei Migranti di tutto il Mondo
“Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America”. E in seguito scrisse: “Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella era la Terra Promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me” (Ferdinando Nicola Sacco)
Era il 23 agosto 1927 quando, nel penitenziario di Charlestown furono giustiziati, Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. I due uomini erano dei semplici immigrati italiani che lavorano negli Stati Uniti, quella che per molti abitanti europei di quel periodo era “la terra del latte e miele”. I due, accusati di aver assassinato un contabile e una guardia del calzaturificio Slater and Morri, erano immigrati di origine italiana, Sacco lavorava come operaio in una fabbrica di scarpe, Vanzetti gestiva una pescheria.
Il processo che li aveva decretati colpevoli, era stato aspramente criticato dall’opinione pubblica dell’epoca, eppure nemmeno l’intervento di importanti intellettuali di quel periodo (tra cui anche i Albert Einstein e Dorothy Parker) era riuscito a risparmiare ai due uomini la condanna a morte. Solo cinquant’anni più tardi, il Governatore del Massachussetts avrebbe chiesto ufficialmente scusa ripristinando la memoria dei due immigrati italiani.
I diritti dei migranti nel Mondo
La storia di Sacco e Vanzetti, raccontata in canzoni, film e miniserie televisive, non serve solo a ricordarci il nostro passato di migranti, ma anche a dimostrare l’importanza di garantire i diritti di chi lascia la propria patria a causa di guerre, carestie o semplicemente spinto dal desiderio di una vita migliore.
A questo scopo, il 18 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Migranti di tutto il Mondo, un momento di riflessione sulle condizioni di chi decide di abbandonare la propria casa in cerca di un futuro più sereno. In questa stessa data, il 18 dicembre del 1990, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite emanava la Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie, un documento nato dopo anni di dibattiti con l’obiettivo di proteggere immigrati, rifugiati e sfollati.
La convenzione, un importante segno di civiltà, ad oggi è stata ratificata solo da 46 stati, mentre solo 16 l’hanno firmata. Tra questi, non compare nessuno stato europeo. Le nazioni del “nord del mondo”, infatti, al momento si sarebbero astenute dal sottoscrivere questa convenzione con la scusa che le normative vigenti in Europa fossero sufficienti.
In realtà, gli ultimi anni – forse a causa del peggioramento della crisi economica – le leggi che regolamentano l’immigrazione nei singoli stati europei si sono inasprite in più di un caso e, spesso, con la scusa di tutelare l’Italia e gli altri paesi meta di vari flussi migratori si è finito col far scendere in secondo piano i diritti dei migranti. Situazioni come queste portano inevitabilmente a tragedie come quella di Lampedusa, un dramma che si ripete con una frequenza sempre maggiore.
Ignorare i diritti dei migranti, però, è solo una delle varie sfaccettature di un fenomeno decisamente più complesso. I casi più gravi riguardano quelle regioni che normalmente sarebbero solo punti di passaggio per gli immigrati, ma che a volte finiscono per diventare la loro meta finale. In aree dell’Africa Subsahariana, infatti, i migranti vengono deportati, mentre in Messico rischiano di finire nelle mani della criminalità organizzata che fa terminare questi viaggi della speranza col sangue.
Bambini figli di migranti: doppiamente fragili
Un altro aspetto di questo fenomeno è costituito, invece, dallo ius soli, ovvero il dibattito sul diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni. I bambini nati in Italia da genitori non cittadini in base alla legge italiana non acquisiscono la cittadinanza, ma sono titolari di un permesso di soggiorno e formalmente risultano stranieri.
Per loro, solo al compimento dei 18 anni diventa possibile chiedere la cittadinanza italiana, cosa che li espone a una serie problemi. Nel caso in cui i genitori rimangano senza lavoro e, di conseguenza, perdano il permesso di soggiorno, il bambino potrebbe essere costretto a tornare nel paese d’origine della famiglia, un luogo di cui spesso non conosce la lingua e a cui non appartiene completamente. Non essendo riconosciuti come cittadini italiani, per questi bambini non è possibile praticare sport a livello agonistico (non possono, ad esempio, essere tesserati nelle società sportive).
L’associazione non profit Unicef ha preso a cuore il problema dei bambini nati da genitori stranieri (quasi il 9% dell’intera popolazione italiana) e con la sua iniziativa “Io come Tu“ si batte per garantire i diritti dei figli dei migranti, come ha già fatto in occasione della Giornata internazionale dei diritti dei bambini, invitandoci a riflettere su una categoria estremamente fragile.
Quali sono le vostre opinioni in merito a immigrazione e ius soli? Aspettiamo i vostri pareri!
Per maggiori informazioni:
- Minori di origine straniera (unicef);
- 18 dicembre 2013 Terza Giornata d’Azione Globale per i Diritti delle e dei Migranti, Rifugiati e Sfollati;
