Abbandono bambini nelle culle babybox?
Articolo scritto da Roberta Gotti
Berlino, 22 giugno 2012 – la BBC pubblica un articolo in cui si parla del ritorno in Europa dei cosiddetti baby box. Di cosa si tratta? E come funzionano? I baby box sono ricomparsi in Europa nel corso degli ultimi dieci anni, sono culle riscaldate collocate presso ospedali e altre strutture debitamente organizzate con lo scopo di accogliere i bambini che ogni anno vengono abbandonati da madri disperate che non sono in grado di prendersi cura di loro. Si parla molto della sensibilizzazione sull’abbandono di cani e altri animali per le strade, più delicato parlare di abbandono di neonati.
Il concetto in sé è molto semplice ma è altrettanto complicato da gestire in quanto nasconde una realtà delicata legata a situazioni di disagio psicologico, sociale ed economico. L’idea alla base di questo progetto era infatti quella di fornire a madri disperate un posto sicuro e monitorato dove poter lasciare il proprio neonato, sapendo che qualcuno si sarebbe preso cura di lui e gli avrebbe trovato una famiglia in grado di adottarlo e crescerlo in un ambiente sereno. L’anonimato permetteva ai genitori di fare questa difficile scelta sapendo che mai nessuno sarebbe risalito alla loro identità e che il padre e la madre erano totalmente svincolati da ogni obbligo.
Proprio su questo punto in Germania si è scatenata una polemica innescata da un recente studio che ha dimostrato come “l’impossibilità del bambino di conoscere le proprie origini possa provocare disturbi nello sviluppo dell’identità”. Sulla base di queste dichiarazioni l’opinione pubblica si è divisa tra coloro che sostengono questo progetto ritenendo le culle l’unico modo per salvare la vita a moltissimi bambini e coloro che invece ritengono necessario abolire o comunque cambiare forma ai baby box per garantire una maggiore tutela del diritto dei neonati di conoscere l’ identità dei genitori naturali.
Gli oppositori sostengono inoltre che questo procedimento, oltre a violare i diritti dei bambini, violi anche i diritti del padre in quanto molto spesso i neonati vengono abbandonati dalle madri senza che queste condividano la loro decisione con il padre biologico. Contrario all’anonimato è anche lo psicologo Kevin Browne dell’Università di Nottingham che ha condiviso con la BBC il risultato di recenti studi fatti in Ungheria proprio sugli abbandoni verificatisi negli anni in cui è entrato in funzione il baby box. Questi studi dimostrerebbero infatti che in alcuni casi l’abbandono del neonato non viene neppure fatto direttamente dalla madre biologica ma dal padre o da altri parenti non sempre strettamente legati alla mamma il che fa pensare che in questi casi anche i diritti della madre stessa vengano violati non essendo necessaria la sua approvazione per l’abbandono.
Sempre il dottor Brown sostiene inoltre che un altro grave problema dell’anonimato sia il fatto che esso rende estremamente facile “sbarazzarsi” di un bambino senza permettere alla struttura che lo ha accolto di dare il necessario supporto psicologico anche ai genitori, di cui avrebbero invece bisogno di fronte ad una tale decisione.
Anche Maria Herczog, psicologa infantile che fa parte del comitato delle nazioni unite, ha dichiarato alla BBC che un’alternativa migliore al baby box potrebbe essere una maggior comprensione e un maggior sostegno per le madri in circostanze difficili. Secondo lei infatti il procedimento delle culle per neonati manda un messaggio sbagliato alle famiglie sostenendo le loro ragioni nel continuare a nascondere la gravidanza e spingendole ad affrontare il parto in condizioni non controllate per poi abbandonare i loro bambini.
Secondo quanto emerso in Germania anche la posizione dell’Onu in questa controversia è contraria ai baby box in quanto anche in questo caso l’anonimato viene visto come una violazione del diritto fondamentale dei bambini di conoscere i propri genitori naturali.
A supporto di questi pareri negativi c’è infine il fatto che in Germania non esiste un vero e proprio iter legislativo che regoli questo procedimento ma si tratta di una pratica che viene semplicemente tollerata. Questo ha fatto si che tra il 1999 e il 2010 tra i 973 casi di abbandono registrati, di 200 bambini non si hanno più notizie e non si è più in grado di capire se questi neonati siano stati adottati, affidati, o ripresi dalle madri.
Conoscere i dati completi legati all’abbandono è tuttavia davvero difficile in quanto a fianco di paesi come la Germania in cui le culle sono ben organizzate ed affiancate alle migliori strutture ospedaliere ci sono altri paesi più poveri come quelli dell’Europa dell’Est, dove la mancanza di organizzazione rende più difficile il reperimento dei dati necessari per valutare la reale portata di questo problema.
Di parere contrario rispetto a quanto detto fin’ora è invece Gabriele Stangl, cappellana dell’Ospedale Waldfriede di Berlino, insignita della Medaglia al Merito per aver messo in funzione una delle prime culle che ha salvato la vita a moltissimi neonati la quale sostiene che le sue “culle per bambini” siano nate e servano per salvare vite umane e che questa sia l’unica cosa che conta davvero. Il vero diritto di ogni bambino, sostiene, è il diritto alla vita e il baby box salva la vita di tutti i neonati che altrimenti verrebbero lasciati in un cassonetto o lungo il ciglio di una strada rischiando di morire.
Nella casella di Berlino, secondo quanto dichiarato da Gabriele, c’è la sicurezza di una culla sostenuta dalle strutture complete di un reparto di maternità. Non appena un bambino viene lasciato nel contenitore una sveglia suona, allertando volontari e personale medico che arrivano immediatamente a soccorrerlo mentre la mamma ha la possibilità di allontanarsi senza essere vista oppure di lasciare un recapito insieme al neonato per dargli la possibilità in futuro di conoscere l’identità dei genitori biologici. Il bambino in questo modo può essere curato in ospedale e poi sostenuto psicologicamente prima di entrare nel sistema giuridico per l’adozione. Mentre il mondo guarda con preoccupazione all’ emergenza alimentare in Sahel, anche i bambini dei nostri paesi occidentali rischiano di morire appena nati.
Nel primo periodo inoltre le madri possono tornare e recuperare il loro bambino se dovessero pentirsi o rendersi conto di aver fatto un gesto sbagliato in preda ad un momento di disperazione e in alcuni casi questo succede e le madri possono riabbracciare i loro piccoli. Questo ripensamento deve tuttavia avvenire entro un certo limite di tempo passato il quale l’adozione diventa definitiva.
Questo meccanismo secondo Gabriele Stangl è l’ideale in quanto permette sia ai bambini di essere seguiti psicologicamente e fisicamente sia alle madri di poter contare sul supporto necessario e sulla possibilità di riflettere per un periodo di tempo sulla decisione presa ed eventualmente di cambiarla. Per quanto riguarda invece la necessità del bambino di conoscere in futuro le proprie origini questa decisione spetta ancora solo ed esclusivamente a quella mamma e a quel papà che con il loro figlio in grembo e con la disperazione di chi si sta separando dalla propria creatura devono decidere se lasciare in quella culla anche un bigliettino con i loro riferimenti per essere rintracciati oppure no.
Dare un parere definitivo di fronte ad un argomento così delicato non è davvero cosa facile. In Italia attualmente ci sono circa 8 culle termiche per neonati dislocate presso gli ospedali di Milano, Roma, Napoli, Varese, Parma e Padova ciascuna delle quali dotata di dispositivi elettronici di monitoraggio e direttamente collegata con le strutture ospedaliere. Queste culle sono state volute dal progetto italiano denominato “Ninna oh” partito nel 2008 grazie al sostegno dalla Fondazione Francesca Rava e di KPMG italia ed è il primo progetto nazionale a tutela dell’infanzia abbandonata che ha ricevuto l’autorevole patrocinio del Ministero della Salute e il patrocinio della Società Italiana di Neonatologia. Particolare attenzione in questo periodo di crisi economica, in cui la povertà in Italia sta salendo esponenzialmente.
Oltre ad offrire il servizio di baby box questa associazione onlus si preoccupa anche di fornire un’intensa attività di formazione, consulenza e assistenza 24 ore su 24 anche tramite un numero verde per tutte quelle madri che ne hanno necessità informandole sull’attuale normativa sulla segretezza del parto e sulla tutela della donna e del bambino e fornendo loro il supporto psicologico necessario ad affrontare una decisione difficile come quella di rinunciare al proprio figlio.
La legislazione italiana prevede infatti numerose leggi che tutelano la madre e il neonato e che danno al genitore la possibilità di non riconoscerlo al momento della nascita mantenendo l’anonimato ma molte madri non ne sono a conoscenza e per questo motivo affrontano il parto in condizioni pericolose senza assistenza medica e si sbarazzano del loro figlio in tutta fretta ai margini di una strada per paura di essere perseguitate e giudicate.
Al di la di leggi e ideologie ogni bambino dovrebbe conoscere l’amore di una famiglia, il calore dell’abbraccio di una madre e la luce negli occhi di un padre che lo guarda per dargli il benvenuto al mondo, ma purtroppo non sempre le cose vanno così e c’è chi già dalle prime luci della sua prima alba è costretto a lottare per sopravvivere… per guadagnarsi il proprio diritto alla vita.
La vita di un neonato è, per chiunque affronti questo argomento, l’assoluta priorità ed è proprio per salvaguardare quella vita e l’amore incondizionato che quella vita merita di ricevere che questi baby box sono nati. Non è detto che questa soluzione sia la strada giusta per risolvere il problema ma giuste o sbagliate che siano la speranza è che queste culle possano salvare quante più vite possibile e possano dare a tutte le famiglie disagiate e sfortunate che hanno dovuto ricorrere a questa scelta il conforto necessario per capire che un figlio è la più grande forma d’amore che esista al mondo e che in quanto tale va protetta e tutelata il più possibile.
Articolo scritto da Roberta Gotti
Per maggiori informazioni e approfondimenti
- www.bbc.co.uk/news/magazine-18585020
- www.ninnaho.org
- www.adozione-a-distanza.info/adottare-a-distanza/come-funziona/
- www.adozione-a-distanza.info/poverta-e-crisi-italiana/
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