Adozioni in calo, una questione di fiducia
La scorsa settimana, l’attenzione di media, opinione pubblica e Onlus è stata catturata dalla tragedia del naufragio di Lampedusa: era giusto e inevitabile che un dramma di così grande portata facesse passare in secondo piano qualsiasi altro dibattito. Tuttavia, questi primi giorni d’ottobre sono stati importanti anche per la discussione sul futuro delle adozioni a distanza.
Lo scorso due ottobre, infatti, l’associazione “Amici dei Bambini” (AiBi) ha presentato i risultati di una ricerca commissionata a Eurisco e riguardanti la percezione del sostegno a distanza da parte degli Italiani.
Dati Adozione a Distanza 2013
La discussione della ricerca è avvenuta durante il convegno “Sostegno senza Distanza”, nel corso del quale è stato dipinto un quadro generale tutt’altro che incoraggiante. Secondo Isabella Cecchini, membro del board Gfk Eurisko, rispetto al 2007, quando il 50% degli intervistati si era definito non interessato all’attivazione di un’adozione a distanza, ora le risposte negative sarebbero aumentate toccando la soglia del 71%.
Sempre secondo Eurisko e AiBi, la cifra realmente preoccupante sarebbe un’altra però, ovvero quel 60% indicante la quantità di persone che non nutre fiducia nella pratica dell’adozione a distanza.
Già in altre occasioni abbiamo parlato del calo di adozioni a distanza, ma la vera notizia questa volta riguarda le cause: infatti, se le famiglie italiane che sostengono un bambino a distanza sono passate dagli oltre 4 milioni del 2007, a un milione e mezzo, la colpa non è della crisi economica.
Questo crollo, però, secondo Marco Griffini (presidente di AiBi) sarebbe particolarmente inquietante perché in combinazione con la ridotta durata del sostegno a distanza (3 anni – 3 anni e mezzo) potrebbe provocare la scomparsa definitiva di questa forma di beneficenza nel giro di 3 anni.
La ricerca di Eurisko, quindi, sarebbe indicativa anche di come è cambiata la percezione dell’adozione a distanza che secondo Griffini ora sarebbe più simile a un bene di consumo e sarebbe quindi necessaria una legge che definisca con precisione il Sostegno a Distanza e sancisca delle linee guida cui attenersi.
“La colpa è di chi non ha mantenuto le promesse, di chi ha snaturato il Sostegno a distanza, trasformandolo in un mercato, in una caccia ai fondi, senza garanzie e senza trasparenza, anziché una relazione profonda e affettiva di aiuto e cooperazione. Ci sono due futuri possibili: il primo è che il SaD continui a essere un bene di consumo, di breve durata, povero di contenuti, usa e getta; il secondo, ed è il futuro in cui vogliamo investire, è concepire il SaD come una relazione, di lunga durata, fra i sostenitori e i beneficiari. Vorremmo un rapporto che possa dare crescente soddisfazione ad ambo le parti. Per fare questo bisogna accorciare le distanze e passare dal Sostegno a Distanza al Sostegno senza Distanza”.
Sono dichiarazioni forti, quelle del presidente di Amici dei Bambini, che altre associazioni non hanno mancato di commentare sottolineando il loro eventuale accordo o disaccordo.
La risposta del forum SAD
È questo il caso di Forum SaD che, dalle pagine del blog vita.it, smorza il clima di preoccupazione descritto precedentemente. Secondo il presidente di Forum SaD, Vincenzo Curatola, attualmente i sostegni a distanza attivi sarebbero sì un milione e mezzo, mentre sarebbe da rivedere la cifra relativa al 2007, quando le adozioni attive erano, secondo lui, 900 mila.
Per Forum Sad, quindi, rispetto al passato la situazione avrebbe visto un miglioramento, anche se è innegabile che la crisi economica di questi ultimi anni abbia avuto un impatto negativo determinando un calo delle adozioni a distanza di circa il 20%.
Le adozioni a distanza si stanno quindi avviando verso il viale del tramonto? Secondo Curatola assolutamente no, ma resta tuttavia innegabile – come ha sottolineato la ricerca Eurisko – che sia necessario adoperarsi per una maggiore trasparenza, anche se – secondo il presidente di Forum Sad – la creazione di una legge non è la soluzione migliore.
La legge non può essere la panacea di tutti i mali. Noi crediamo che il primo passo sia continuare a fare rete e il convegno di Aibi ci sembra si inserisca in questo solco. (…) Rischia di mettere paletti alla solidarietà, mentre noi vorremmo togliere anche quelli già esistenti, a cominciare dal fatto che la legge 49 non annovera il SaD tra le forme della cooperazione internazionale.
Per Curatola, è importante investire in una comunicazione che non punti solo sulla componente emotiva per spingere chi osserva lo spot ad attivare un’adozione a distanza, ma anche sulla componente relazionale per raccontare il rapporto che viene a crearsi col bambino sostenuto.
Un dato, quindi, sembra essere innegabile: la natura dell’adozione a distanza col tempo è stata alterata perdendo quel lato umano che la rendeva longeva e la differenziava dalle altre forme di beneficenza.
E voi sostenitori? Quali sono le vostre idee sul futuro delle adozioni a distanza?
Per maggiori informazioni sul calo delle adozioni a distanza:
- Il SaD perde due sostenitori su tre;
- Ma il SaD muore se lo imbrigliamo;
- Forum SaD. “No ai paletti alla solidarietà; sì all’impegno a salvaguare le specificità del sostegno a distanza”;
- Sostegno a Distanza, dati Eurisko confermano la crisi di fiducia. I possibili scenari futuri;
