Adozioni a distanza: le storie di Giuseppe e Yeukai
Quando si parla di adozioni a distanza, si pensa quasi sempre ai paesi dell’Africa, dell’Asia, o dell’America Meridionale: infatti, le leggi attualmente in vigore nel nostro Paese impediscono l’attivazione di un sostegno di questo tipo a vantaggio di bambini italiani. Eppure, in passato, quando l’adozione a distanza muoveva i primi passi, i bambini italiani figuravano tra i principali destinatari dei fondi ottenuti da onlus e associazioni no profit.
Le adozioni a distanza in Italia nella Seconda Guerra mondiale
Proprio a questo periodo risale la nascita dell’associazione Plan, fondata nel 1937 e impegnata, durante e successivamente alla Seconda Guerra Mondiale, ad aiutare i bambini francesi, belga, italiani, olandesi, tedeschi greci, polacchi, cecoslovacchi e cinesi.

Foto da Google Images
In quegli stessi anni, mentre Plan aveva appena iniziato la sua attività di associazione, un bambino italiano, Giuseppe di Lillo, stava imparando a caro prezzo cosa significasse vivere in tempo di guerra. A soli 9 anni, infatti, Giuseppe non aveva solo visto morire davanti ai suoi occhi 8 dei suoi 10 fratelli a causa dei bombardamenti, ma aveva anche perso l’uso della gamba destra dopo essere stato investito da un furgone dell’esercito nazista.
Per i famigliari, Giuseppe era soltanto una bocca in più da sfamare, incapace di aiutare con i lavori nei campi, mentre per gli altri bambini era niente di più che un facile bersaglio di scherzi. Così, maltrattato e ignorato da tutti, a 12 anni Giuseppe decise di scappare di casa. I suoi vagabondaggi lo portarono fino a un orfanotrofio di Roma, dove trovò rifugio.
Dopo tante disavventure, la fortuna sembrava finalmente accorgersi di questo povero bimbo italiano: a tre giorni dal suo arrivo, infatti, la Presidentessa di Plan, Edna Blue, venne in visita in quello stesso orfanotrofio e decise di portare con sé negli Stati Uniti Giuseppe e 5 altri bambini, tutti vittime di mutilazioni: le pagine dei giornali americani dell’epoca commossero l’intera nazione parlando dell’incontro di queste giovani vittime della guerra con l’allora Presidente Harry Truman.

Foto da Google Images
Lì, i sei ragazzi furono sottoposti a degli interventi per l’inserimento di protesi con le quali furono in grado di riprendere a camminare e di vivere una vita normale.
Per questo ragazzo il cui destino sembrava irrimediabilmente compromesso, però, la vera svolta venne nel 1954. In quell’anno, infatti, Giuseppe decise di trasferirsi in America, dove non solo trovò l’amore, si sposò e creò una sua famiglia, ma riuscì anche a laurearsi e a fare carriera: infatti, passò i suoi anni lavorando come professore associato presso un college dell’Illinois.
Se Giuseppe ha potuto abbandonare le stampelle e incamminarsi verso una nuova vita, il merito è tutto dei suoi sostenitori (tra i quali figurava anche un VIP di quel periodo, l’attrice Minerva Pious) e di Plan che – come tante altre associazioni noprofit – a distanza di quasi 80 anni continua a rendere tutto questo possibile.
Le adozioni a distanza oggi: un successo che continua

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini Onlus
Lo sa bene Yeukai Mugumba, una ragazza che vive in Zimbawe. Era il 1990 quando la bambina entrò a far parte del programma di adozioni a distanza di Plan. Allora, era completamente ignara di come le fotografie e le lettere che riceva le avrebbero consentito di cambiare drasticamente la sua vita e il suo futuro. Ora, infatti, Yeuka lavora come pubblico ministero presso il Ministero della Giustizia e Affari Parlamentari.
Della sua storia, però, quello che appassiona maggiormente è il racconto del rapporto che aveva allacciato con un suo sostenitore giapponese, un legame che non solo le permise di praticare e migliorare il suo inglese, ma che, lettera dopo lettera, stimolava la sua voglia di conoscere e imparare.
La prima lettera che ho ricevuto nella mia vita è stata proprio quella del mio sostenitore e mi ricordo di averla mostrata a tutti i miei amici curiosi di vedere come fosse fatta una lettera! Tutti aspettavamo la lettera successiva. Scoprivamo come la vita fosse in Giappone, paese d’origine del mio sostenitore, e io divenni la fonte di informazione sulla cultura, i paesaggi e le tradizioni di questo Paese.
Racconta Yeukai. Grazie a Plan, la ragazza riuscì a completare i suoi studi fino alle superiori e nel 2009 si è laureata in Legge. Da quattro anni, Yeukai ha una carriera costantemente in ascesa, che non solo le ha conferito onorificenze (nel 2011 ha vinto il premio del Procuratore Generale per l’avvocato dell’anno) ma che l’ha portata anche a divenire, per i giovani della sua comunità, una fonte di ispirazione e un modello da seguire. Yeukai, infatti, è il primo avvocato nella sua comunità di origine.
La sua storia, ricorda per certi versi quella di Nathalie Nozile, ex bambina adottata a distanza tramite SOS Villaggi dei Bambini, che ora lavora come Children Protection Legal Fellow presso la Jolie-Pitt Foundation.
Anche Yeukai, infatti, è decisa a restituire il grosso favore che ha ricevuto e sogna di lavorare insieme a Plan Zimbawe per fare la differenza nella sua comunità.
Come avvocato la mia passione è aiutare i meno fortunati che cercano giustizia presso i tribunali. I casi che più mi stanno a cuore sono quelli che riguardano gli abusi sui bambini o la violazione dei diritti delle donne. Il mio lavoro mi ha permesso di vedere ancora molte lacune nei bambini a proposito della consapevolezza sui loro diritti. Il mio desiderio è di lavorare in futuro con Plan Zimbabwe per promuovere una maggiore conoscenza dei diritti da parte dei bambini, specialmente delle bambine.
Spesso, si pensa che l’adozione a distanza serva solo a produrre un qualche sollievo nell’immediato, ma che sul lungo periodo non produca davvero risultati. In realtà, le storie di successo di Giuseppe e Yeukai dimostrano che da quasi 80 anni questo tipo di aiuti consente ai bambini di tutto il mondo di costruire le basi per un futuro migliore. Ricevere un’istruzione, diventare indipendenti e socialmente utili alle proprie comunità: sono questi gli effetti prodotti da ogni adozione a distanza attualmente attiva ed è per questo che alla domanda “le adozioni a distanza funzionano?”, oggi, come 80 anni fa, la sola risposta possibile è “sì”.
Per maggiori informazioni:
- La storia di Giuseppe di Lillo;
- La Storia di Yeukai;
- Sito Web di Plan Italia;
- Tutte le associazioni per l’Adozione a Distanza in Italia
Aggiornamenti in tempo reale sulle Adozioni a Distanza da Twitter:
Tweet su “adozioni a distanza”
Video sulle adozioni a distanza da Youtube:
