Ai.Bi contro la pubblicità per l’adozione a distanza
Crisi e solidarietà sono due parole che non vanno molto d’accordo ultimamente. Lo dimostra il drastico calo delle richieste di adozione a distanza che si sta verificando in Italia. Dal 2004 al 2011 le domande per l’adozione a distanza sono scese notevolmente così come quelle per l’adozione internazionale, diminuite del 30%.
Milioni di bambini nel mondo vivono in condizioni precarie senza cibo, acqua, istruzione, assistenza sanitaria ma soprattutto senza una famiglia. La crisi economica che sta colpendo tutto il mondo occidentale aggrava la situazione nei paese già provati da fame, guerre e carestie. Che cosa possono fare le associazioni onlus e no profit per rilanciare l’adozione a distanza per ciò che essa è realmente e cioè un atto di amore e solidarietà col quale assicurare ad un bambino nel mondo la possibilità di avere un futuro?

Immagine archivio SOS Villaggi dei Bambini
L’associazione Ai.Bi. – Amici dei Bambini ha avanzato una proposta: vietare gli investimenti pubblicitari per il sostegno a distanza, cioè vietare alle organizzazioni no profit di investire in campagne pubblicitarie parte delle donazioni e del denaro provenienti dai sostenitori. La ragione di questa proposta è etica ancor prima che economica: l’adozione a distanza non può essere propinata ai sostenitori come un prodotto da supermercato né tanto meno dovrebbe essere pubblicizzata con campagne mirate ed architettate dal più esperto degli strateghi del marketing, secondo l’associazione. Il rischio è quello di dimenticare il vero valore dell’adozione e soprattutto il senso di un lavoro che volontari e dipendenti di grandi e piccole realtà del Terzo Settore svolgono quotidianamente.
Ai.Bi afferma infatti che “Il sostegno a distanza non può essere solo una raccolta fondi” perché l’adozione a distanza non è soltanto un gesto isolato ma un impegno costante che ciascun sostenitore si assume nei confronti di un’altra vita. Le associazioni onlus e no profit dislocate capillarmente sul territorio nazionale ed internazionale dovrebbero quindi abbandonare l’idea di un contatto impersonale attraverso i media con i potenziali sostenitori e puntare invece sul contatto diretto garantendo la presenza sul territorio, promuovendo personalmente un concetto ed un ideale ancor prima dell’atto in sé, rassicurando i sostenitori da truffe, fornendo loro informazioni dettagliate e suggerimenti ad esempio su cosa scrivere al bambino adottato, su come incontrare il bimbo o la bimba adottati o quali regali si possono fare. La cosa importante infatti è che le associazioni onlus e no profit che si occupano di adozione a distanza lo facciano coinvolgendo e coinvolgendosi emotivamente perché è il sentimento il vero motore della solidarietà, non la pubblicità, gli sponsor o i passaggi in radio e TV.
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- http://www.vita.it/welfare/sostegno-distanza/sostegno-a-distanza-via-gli-spot.html
- http://www.aibi.it/ita/adozioni-a-distanza-ma-chi-paga-la-pubblicita/
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