Contro le bambine soldato
Articolo scritto da Roberta Gotti
Era il 1960 quando il giornalista e attivista Edmond Kaiser decise di fondare “Terre des Hommes”, un movimento di aiuto per l’infanzia inizialmente nato per dare un supporto immediato ai bambini coinvolti nel conflitto Algerino che in quel periodo stava mietendo molte vittime. A seguito di questa iniziativa ve ne furono molte altre in Cambogia, Ruanda, Vietnam e in molti altri paesi nel mondo e qualche anno dopo venne fondata la carta di “Terre des Hommes” come manifesto di denuncia e di azione a favore dei diritti dell’infanzia su cui questo movimento si è fondato.
Nel 1966 “Terre des Hommes” divenne una federazione internazionale e nel 1994 “Terre des Hommes Italia” divenne una fondazione. Abbiamo già parlato in precedenza di questa associazione e della sua campagna “inDifesa” per la salvaguardia dei diritti umani delle bambine e delle ragazze di tutto il mondo e abbiamo già trattato alcune delle problematiche che questa campagna sta cercando di combattere quali l’infanticidio, l’aborto selettivo e la tratta delle bambine per scopi sessuali tuttavia vogliamo parlarne ancora per affrontare un altro tema molto delicato e importante di cui “Terre des Hommes” si sta occupando e cioè il tema dello sfruttamento delle bambine a scopi militari.
Oltre alla convenzione sui diritti umani dell’infanzia il 6 Settembre del 2000 furono varati a New York dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite due protocolli opzionali ratificati anche dall’Italia l’11 Marzo del 2002 riguardanti la vendita dei bambini, la prostituzione e la pornografia infantile e il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. Benché questi protocolli sanciscano il divieto assoluto di partecipazione ai conflitti da parte di minori di 18 anni di età fissando la stessa anche come età minima per l’arruolamento, ancora oggi dopo più di 10 anni il fenomeno dei bambini soldato è ancora fortemente diffuso. Si stima infatti che 250 mila minori siano ancora impiegati negli eserciti regolari e nei gruppi armati irregolari di 85 paesi nel mondo con maggiore incidenza del continente africano e che di questi circa il 40% sia rappresentato da bambine soldato.
Queste migliaia di bambine vengono sottratte alle loro famiglie e alla loro vita… spesso rapite e obbligate ad arruolarsi nelle truppe armate sono costrette a combattere come i loro coetanei maschi e, oltre a questo, devono anche svolgere tutti i compiti di supporto alle truppe come trasportare viveri e munizioni, preparare il pranzo e la cena e svolgere lavori di routine negli accampamenti. Ma il lato più crudele per queste piccole indifese è che oltre all’orrore della guerra devono subire anche l’orrore dei maltrattamenti, degli abusi e delle violenze sessuali. Talvolta sono addirittura costrette a fare da mogli ai soldati e a dare alla luce i loro figli senza alcuna assistenza sanitaria.
Il 98% delle bambine subisce violenze di ogni tipo, soprattutto sessuali, principalmente da parte dei comandanti.
A differenza dei coetanei maschi poi le donne non vengono considerate come delle vere e proprie combattenti e per questo motivo molto spesso non hanno nemmeno diritto a prendere parte ai programmi ufficiali di smobilitazione previsti al termine dei conflitti armati e sono costrette a far ritorno nei propri villaggi di origine portando con loro i figli avuti durante l’arruolamento senza poter contare su alcuna forma di supporto né economico né psicologico. Molto spesso al loro arrivo nei villaggi si trovano di fronte i pregiudizi e le ostilità non solo della gente ma anche delle loro famiglie di origine che, considerandole “disonorate”, si rifiutano persino di riconoscerle.
Il paese africano è attualmente quello di gran lunga più colpito da questo gravissimo problema ma la presenza di bambine soldato nelle truppe non si limita a questo continente. Anche in Colombia si stima che i piccoli combattenti si aggirino intorno ai cinque o sei mila e che di questi più di un terzo siano di sesso femminile. In Messico invece le bambine sono soprattutto vittime del narcotraffico. Da alcune indagini fatte risulta che tra il 2010 e il 2011 almeno 800 ragazzine di età compresa tra i 12 e i 19 anni siano state reclutate e costrette a lavorare per i narcotrafficanti locali.
Quella di Sara Morales è solo una delle tante storie di sofferenza legate a questo drammatico problema. Rapita dai miliziani all’età di 11 anni ha dovuto subire umiliazioni, maltrattamenti e violenze sessuali per gli undici anni successivi e, a differenza di tante altre bambine a cui è toccata la stessa sorte, è riuscita almeno a sopravvivere pur portando con sé il disgusto per tutti gli orrori subiti. Sara è stata una degli oltre 18 mila “ninhos guerrilleros” che, secondo i dati in possesso dalle associazioni umanitarie, negli ultimi anni sono stati sfruttati per i propri scopi dai ribelli. Una volta rapiti dalle loro famiglie o adescati con promesse di vitto e alloggio i bambini venivano maltrattati e utilizzati per minare campi, trasportare esplosivi, fare rapimenti e combattere alla pari degli altri membri adulti delle truppe.
Secondo Natalia Springer, studiosa del fenomeno dei bambini soldato, siamo di fronte a una vera e propria emergenza umanitaria. Il 69% dei bimbi-soldato rapiti ha meno di 14 anni, alcuni addirittura 7 o 8. Di loro il 98% subisce violenze di ogni tipo soprattutto sessuali e in molti casi questi bambini pagano con la vita in caso di ribellione o di incapacità di soddisfare i bisogni dei loro “padroni”. “Eravamo in 300 nel mio gruppo” – racconta Sara – “e solo in 12 siamo stati abbastanza fortunati da sopravvivere“.
Quali sono le azioni intraprese da governi e dalle ong contro questo dramma umano e sociale? I governi locali dei paesi più colpiti da questo fenomeno tendono a minimizzare ma ammettono: è una piaga che va cancellata. A livello internazionale governi e ONG si stanno attivando per far fronte il più possibile al problema. Nel maggio del 1998 sei ONG internazionali (Amnesty International, Human Rights Watch, Federazione Internazionale Terre des Hommes, Save the Children International Alliance, Servizio Gesuiti per i Rifugiati e Ufficio Quaccheri presso le Nazioni Unite, a Ginevra) hanno costituito la Coalizione Internazionale “Stop alluso dei bambini soldato” (www.bambinisoldato.it) al primo nucleo di sei organizzazioni si sono poi aggiunte Defence for Children International, World Vision International e numerose ONG regionali in America Latina, Africa e Asia.
Questa coalizione lavora da diversi anni effettuando intense attività di monitoraggio sul fenomeno e mobilitando l’opinione pubblica e la volontà politica attraverso forum, campagne mediatiche, coalizioni internazionali e azioni a livello nazionale e regionale per spingere verso l’esclusione dal mondo delle forze armate dei minori di 18 anni sottolineando le torture e gli abusi a cui questi bambini vengono sottoposti.
Attualmente la Coalizione si sta ancora battendo per l’immediata smobilitazione di tutti i bambini e le bambine che sono attualmente utilizzati nei conflitti armati come soldati e per la loro reintegrazione all’interno delle comunità. Inoltre si sta adoperando affinché tutti i Governi e i gruppi armati di opposizione rispettino le norme internazionali che proibiscono l’utilizzo di minori di 18 anni nei conflitti.
Purtroppo nonostante tutte queste battaglie i bambini soldato nel mondo sono ancora moltissimi ma la speranza di chi ogni giorno si batte per loro è quella di riuscire a salvare il maggior numero di queste piccole vittime e di fare in modo che i bambini costretti a svegliarsi ogni giorno con il terrore della guerra negli occhi e i segni delle violenze sulla pelle siano sempre meno! Perché il futuro di tutti noi è nelle loro mani!
Articolo scritto da Roberta Gotti
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- https://www.adozione-a-distanza.info/bambini-soldato-nel-mondo/
- http://www.sositalia.it/sos-informa/focus/focus-bambini-soldato/pages/bambini-soldato-numeri-e-luoghi.aspx
- http://www.unicef.it/doc/218/bambini-e-guerre.htm
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