L’infanzia negata dei bambini soldato
Li chiamano Small Soldiers ma gli unici soldati con i quali dovrebbero avere a che fare sono i vetusti soldatini di piombo. In realtà sono soldati bambini ed è difficile sbagliarsi perché indossano un’uniforme troppo grande per la loro età. In compenso hanno perso l’innocenza dei loro anni perché sanno bene come far funzionare un Kalashnikov e non conoscono il concetto di omicidio.
Schierati in prima linea sono loro, i più piccoli e indifesi, le vittime e i carnefici delle guerre volute degli adulti. Un esercito di senza nome che conta quasi 250.000 bambini in tutto il mondo, l’esercito dei bambini soldato.
Pensiamo alle testimonianze di quanto sta accadendo in Siria dove dal marzo 2011 si combatte contro il regime del presidente Bashar al Assad. Secondo le stime dell’ONU ad oggi sono circa 1200 le vittime dell’insana politica militare qui portata avanti, dove è prassi lo schieramento in prima linea di bambini, anche di età inferiore ai 10 anni, usati come scudo umano.
Trattati come vere e proprie armi da guerra, i bambini sopravvissuti raccontano di essere stati disposti a protezione dei carri armati per evitare che questi venissero colpiti. A molti altri è andata “meglio”: c’è chi racconta di aver svolto mansioni mediche e chi di aver lavorato in cucina. Il tutto, naturalmente, sempre al fronte.
Quanto sta accadendo in Siria è soltanto il caso più recente di un atteggiamento purtroppo molto diffuso in Africa e Asia, dove manca la cultura del rispetto per il diritto all’infanzia. Ai piccoli soldati è negata la possibilità di crescere, perché nati già grandi in un mondo di adulti poco attenti alla vita.
Altro caso sconcertante è quello di LRA, Esercito di Resistenza del Signore, il gruppo armato fondato dal fanatico religioso Kony, responsabile di aver arruolato più di 15 mila bambini per farne dei soldati. Il ribelle ugandese è un altro esempio di negazione di diritti dell’infanzia oltre che dei diritti umani. Da come possiamo leggere su Wikipedia, la Convenzione sui diritti del Bambino del 1989 sancisce infatti che la partecipazione di soggetti minori di 18 anni a conflitti armati è proibita e il reclutamento al di sotto dei 15 anni è un crimine di guerra punibile dalla Corte Penale Internazionale.
Anche le bambine sono coinvolte in queste attività e nel loro caso la situazione è anche peggiore: le piccole soldatesse, circa il 30% delle forze armate dei minori, hanno in aggiunta il “compito” di fare da serve ai militari. Vi lasciamo intendere in che senso.
Si aggira intorno ad 87 il numero dei paesi in cui i minori vengono impiegati in azioni belliche. Questo il cuore della lista nera: Afghanistan, Burundi, Chad, Colombia, Costa d’Avorio, Iraq, Liberia, Myanmar, Nepal, Filippine, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sri Lanka, Sudan e Uganda.
A che prezzo tutto questo? Siamo veramente sicuri che questi bambini soldato siano stati a tal punto privati dell’umanità da non rendersi conto dell’atroce fato al quale sono destinati? La situazione è ancora più surreale di quanto è possibile immaginare: i minori non sono solo vittime indirette della guerra per cui sono stati assoldati, ma anche vittime della cattiveria degli adulti che prima di portarli sui campi li imbottiscono di droghe, allucinogeni ed addirittura polvere da sparo bruciata, il tutto mescolato a cibi e zuccheri.
Finché continueranno ad esserci bambini soldato sarà impossibile raggiungere alcuni tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Come può infatti essere garantita l’istruzione primaria universale ad un bambino soldato che al contrario, proprio perché impegnato in attività belliche, non ha la possibilità di frequentare la scuola? E per la stessa ragione: come si può pretendere di ridurre la mortalità infantile (OSM 4)?
E come si può ancora pensare di poter sconfiggere l’AIDS, la malaria e altre malattie simili (OSM 6), se i bambini, in particolare le bambine, coinvolti in queste attività, sono soggetti ad abusi sessuali e costretti a vivere in condizioni malsane?
Per risolvere il problema prima di tutto è necessario risalire alle cause del fenomeno. Molto spesso le giovani leve sono arruolate dagli eserciti nazionali o dai gruppi armati minori e di dissidenti. Il serbatoio dal quale le forze militari e le organizzazioni criminali attingono maggior mano d’opera sono i bambini di strada, spesso giovanissimi d’età compresa tra i 6 e i 14 anni, rapiti, torturati e addestrati con violenza.
Altrettanto frequente è l’arruolamento spontaneo. In particolare in zone ad alta povertà i bambini scelgono volontariamente di imbracciare le armi per sfuggire alla fame, inconsapevoli del pericolo maggiore a cui vanno incontro. Situazione ancora più grave quando a decidere le sorti dei piccoli sono gli stessi genitori che, mossi da fame e povertà, sono costretti a vendere agli eserciti, i propri figli.
A ogni modo, qualunque tra queste sia la causa, le conseguenze non mutano. Nella peggiore delle ipotesi, e i dati lo confermano, le guerre sono la causa principale della mortalità infantile nelle aree a rischio. Seguono le mutilazioni di guerra e i danni psicologici provocati dalla partecipazione ai conflitti. Sono molte le associazioni onlus e noprofit che sono impegnate ogni giorno nelle aree a rischio, spesso accogliendo anche i bambini soldato che poi vengono sostenuti grazie alle adozioni a distanza internazionali.
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- Adozione a distanza in Siria
- Focus: i bambini soldato
- Bambini soldato: numeri e luoghi
- www2.ohchr.org/english/law/crc.htm
- http://it.wikipedia.org/wiki/Bambini_soldato
- Fariha, storia della bambina soldato accolta da SOS in Dafur
- Amnesty e i diritti degli Small Soldiers
- SOS Villaggi dei bambini e i child soldiers nel mondo
- Child Soldiers International contro l’arruolamento dei minori
- War Chiald, il network internazionale in aiuto dei bambini in guerra
Aggiornamenti e notizie sui bambini soldato da Google News:
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Video e documentari sui bambini soldato da Youtube:

