Bambini ubriachi: le nuove minacce dell’alcolismo
Bambini alcolizzati, che preferiscono nascondersi tra i campi piuttosto che tornare a casa ubriachi, bebè il cui futuro è già compromesso a causa del grande consumo di alcolici da parte delle loro madri, sedicenni che passano le serate perdendo il controllo e affogando ogni inibizione nell’alcool: no, non è la trama di un nuovo film apocalittico, ma la descrizione delle nuove frontiere dell’alcolismo.

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Bambini ubriachi? Un problema inglese e non solo
A lanciare l’allarme è la BBC, secondo la quale lo scorso anno in Gran Bretagna 293 bambini con meno di 11 anni sarebbero stati portati al pronto soccorso in stato di ebbrezza. La situazione più preoccupante sarebbe stata riscontrata in Scozia e nel Galles meridionale. Secondo il network britannico, ogni anno 20 mila bambini si rivolgerebbero al servizio sanitario nazionale per affrontare problemi di dipendenza da sostanze e un terzo di questi casi riguarderebbe la dipendenza da alcolici.
”Il tipico paziente lo si trova in un campo. Spesso i ragazzi si nascondono agli occhi degli adulti e bisogna andarli a prendere con l’ambulanza”.
Avrebbe raccontato ai microfoni di BBC Radio 5 Live un consulente di medicina del Cross House Hospital di Kilmarnock, in Scozia.
L’alcolismo continua quindi a costituire un problema che interessa tutto il tessuto sociale di una comunità e purtroppo, anche se in forme diverse, nessuna nazione sembra esserne estranea.
Allarme bebè alcolizzati in Sudafrica
Il Sudafrica, ad esempio, è una delle nazioni con il più alto tasso di incidenza della sindrome alcolico-fetale: una malattia i cui effetti hanno ripercussioni per tutto il resto della vita dei neonati e vanno ad aggiungersi ai danni provocati dalla malnutrizione e dall’alto tasso di mortalità infantile che affigge queste regioni.
La sindrome alcolica-fetale, infatti, limita drasticamente la capacità di apprendimento dei bambini, influisce sul loro normale sviluppo e a volte causa anche gravi danni a livello cerebrale. Chi ne soffre ha difficoltà a eseguire semplici calcoli e spesso è completamente privo della nozione del tempo. Non sempre le associazioni onlus e noprofit che si occupano di adozione a distanza sono in grado di aiutare queste famiglie in tempo.
Secondo gli esperti, la sindrome alcolico fetale sarebbe la malformazione neonatale più frequente, il cui tasso di occorrenza supererebbe di gran lunga quello di tutte le altre malattie che colpiscono i feti in Africa.
In queste regioni, il problema è aggravato dalla quantità di bar illegali che vendono alcolici a chiunque pur essendo sprovvisti di licenza, senza contare la scarsa informazione circa gli effetti dell’alcol durante la gravidanza e le condizioni di povertà in cui vivono molte donne incinte africane.
La situazione in Italia
Nonostante questo possa essere considerato un caso limite, la sindrome alcolico-fetale è un disturbo che può colpire anche i bambini italiani. Nel 2011, uno studio dell’Istituto superiore di sanità ha rilevato che nella nostra penisola, sette bambini italiani su cento nascerebbero già “alcolizzati”. Non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa, il vero problema sarebbe quindi la scarsa informazione a riguardo, a denunciarlo è il presidente dell’Iss, Enrico Garaci:
Non sappiamo quale sia la quantità di alcol che si possa assumere in gravidanza senza rischi e perciò indagini come questa sono estremamente importanti nel campo della prevenzione e della tutela della salute neonatale perché permettono di far luce su un fenomeno sommerso come quello delle patologie pediatriche sviluppate in relazione all’assunzione di bevande alcoliche durante la gravidanza. In Europa infatti – si hanno pochissimi dati sui disordini feto-alcolici; questo nostro studio è fra i primi e ha coinvolto anche la Spagna. A Barcellona i dati hanno rivelato addirittura il 45% di esposizione neonatale.
In Italia, però, l’alcolismo non colpisce soltanto i neonati, ma anche bambini e ragazzi, come testimoniano gli ultimi dati Istat sul consumo di alcolici tra bambini e teenager parlano chiaro: il 12,4% dei maschi e l’8,4% delle femmine under 17 mostrano comportamenti a rischio. Non sono solo i cattivi modelli visti in televisione a portare i piccoli a bere, ma tra le famiglie italiane sempre più povere spesso l’alcool serve ai bambini per dimenticare i problemi in casa.
Drunkorexia ed Energy Drink – le forme dell’alcolismo under 17
Il problema sembra declinarsi in maniera diversa in base al sesso. Tra le ragazze, infatti, starebbe andando diffondendosi la drunkoressia, una moda proveniente dagli Stati Uniti e che consisterebbe – complice anche la crescente popolarità degli happy hour – nel bere molti cocktail senza consumare cibo per non assumere troppe calorie e godere pienamente dello stato d’ebbrezza derivante.
In base alle stime del Ministero della Salute, una ragazza anoressica ogni quindici sarebbe affetta da drunkoressia, per un totale di 300 mila casi solamente in Italia. Nell’organismo femminile, inoltre, la metabolizzazione dell’alcol è un processo più lungo in quanto l’enzima necessario è presente in quantità ridotta, cosa che acuisce la gravità dei danni sul fegato o sul sistema nervoso causati dal consumo di alcolici, tra cui sbalzi di peso, alterazioni del ciclo mestruale, disturbi cardiovascolari e osteoporosi.

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Quanto ai ragazzi, oltre al consumo di alcolici a preoccupare è anche la diffusione delle cosiddette bevande energizzanti, che al loro interno contengono stimolanti come taurina, guaranà, ginseng e caffeina. Il loro scopo sarebbe quello di combattere la sensazione di stanchezza, ma in combinazione con l’alcol acuisce la capacità di disinibire di quest’ultimo.
Si tratta di una tendenza che incomincia a diffondersi anche tra i bambini, come testimonia una ricerca dell’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) secondo la quale il 18% dei bambini tra i 3 e 10 anni fa già uso di energy drink e per il 16% di questi la media è di almeno 4 litri al mese.
Per tutti questi motivi, è importante scoraggiare o ridimensionare la cultura “dello sballo a ogni costo”, spiegando le conseguenze cui si può andare incontro. Nel caso dei più giovani, è parimenti importante non incoraggiarli a “provare” il bicchierino di vino, il sorso di birra o caffè quando sono ancora in tenera età, concedendo lo strappo alla regola soltanto nel caso di qualche ricorrenza particolare o di una festività.
Per maggiori informazioni e approfondimenti su bambini e alcolismo:
- L’allarme shock sui bambini alcolizzati;
- Gb: Bbc, 293 bambini sotto 11 anni al pronto soccorso per ubriachezza;
- Sudafrica, il dramma dei bambini nati già alcolizzati (video);
- Adolescenti a rischio: Alcool ed energy drink le minacce;
- Adolescenza e alcol: effetti e cattive abitudini;
- Sette bambini italiani su cento nascono già “alcolizzati”;
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