Crisi alimentare in Sahel, fame e mortalità infantile
È nuovamente allarme per la crisi alimentare in Sahel, la fascia dell’Africa sub sahariana che comprende Senegal, Niger, Ciad, Mali, Burkina Faso, Mauritania, Cameru e Gambia. Il Sahel è notoriamente una regione desertica ed è questa la ragione principale della crisi alimentare che sta colpendo da anni una vasta zona del continente.
La popolazione del posto è costretta a fare i conti con il problema ogni giorno, anche alla luce del fatto che l’attività maggiormente praticata è l’agricoltura. Il territorio però è così arido al punto d’essere incoltivabile. La faccenda è aggravata dalla totale assenza d’acqua e anche dalla mancanza di strutture e fondi per far fronte al problema. La quasi totale mancanza di piogge che si è verificata negli ultimi mesi non ha fatto altro che portare a una condizione limite e ora organizzazioni e osservatori internazionali lanciano l’allarme: è crisi.
Numerose associazioni onlus e nonprofit si impegnano quotidianamente con azioni umanitarie di volontariato e non per portare acqua e cibo in una terra in cui è tanto difficile sopravvivere. Anche SOS Villaggi dei Bambini è presente nelle nazioni del Sahel a supporto della popolazione locale con Villaggi SOS, asili, scuole e centri sociali, in cui accoglie bambini e ragazzi garantendo loro una alimentazione adeguata.
Tanto impegno però non è sufficiente in quanto il problema dovrebbe essere risolto alla base. Si è tentato di farlo realizzando aree verdi e impiantando pozzi d’acqua ma la questione principale resta difficile da risolvere. Il clima della regione è andato via via peggiorando negli ultimi anni a causa dei mutamenti climatici che hanno interessato tutto il mondo. L’avanzata del deserto e il ritirarsi delle acque marine ha determinato un aumento della siccità e la riduzione delle falde acquifere nel continente.
Il PAM ha stilato una mappa delle aree più colpite dalla crisi e di quelle a rischio nei prossimi anni.

Foto dall’archivio di Agire.it
La crisi alimentare in Sahel è in realtà un fenomeno ciclico che ritorna a proporsi con intensità maggiore o minore in relazione alle condizioni climatiche ma soprattutto in relazione all’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Minore è la quantità di alimenti immessi sul mercato, maggiore è il prezzo dei pochi prodotti disponibili. Ma poiché la povertà economica di queste nazioni è ben nota, il collasso dei mercati interni è inevitabile.
La popolazione del Sahel si trova quindi costretta a rivolgersi al mercato internazionale, e vi lasciamo immaginare le eventuali speculazioni dei grandi sulle spalle dei più bisognosi. Per questa ragione una delle proposte avanzate da Oxfam, ROPPA, RBM, APESS, POSCAO e WILDAF è quella di bloccare momentaneamente il debito che le nazioni del Sahel dovrebbero estinguere nei confronti del mondo occidentale, per lo meno in questa fase di picco della crisi.
Già nel 1972 si era arrivati ad un punto limite e 40 anni dopo al situazione si sta ripetendo. Dopo le crisi del 2005 e 2010 che avevano già provato la zona, quest’anno un nuovo incremento dei prezzi, causato anche dai nuovi conflitti nella vicina Libia, ha portato a uno stato che non è più soltanto di crisi alimentare ma si è trasformata in una vera crisi umanitaria dal momento che si stima siano 18 milioni le persone che soffrono la fame.
Di questi, 1 milione sono bambini al di sotto dei 5 anni a rischio di malnutrizione severa, secondo i dati UNICEF. Per questa ragione nessuno dei paesi del Sahel sarà in grado di raggiungere entro il 2014 uno degli 8 OSM – Obiettivi di Sviluppo del Millennio promossi da UNICEF, in particolare l’OSM1, l’OSM4 e l’OSM5, rispettivamente: riduzione della fame, della mortalità infantile e della mortalità materna.
Una nuova, difficile crisi, è quindi alle porte. Le piogge praticamente assenti quest’anno sono il campanellino d’allarme per una situazione che lentamente precipiterà, questo è quanto denunciato dalla Commissione Europea nel suo report pubblicato a febbraio 2012, a proposito della crisi alimentare in Sahel.
Dal rapporto traspare che la situazione di stallo, mai risolta, ritorna con picchi d’intensità maggiore anche a causa del livello della natalità che nel Sahel è in crescita, nonostante le condizioni ambientali, prima ancora che quelle sociali, dovrebbero essere sufficienti per comprendere l’impossibilità di far crescere in maniera dignitosa un bambino in questa terra.
La mancanza di acqua e cibo è anche una delle maggiori cause di emigrazione, in particolare dei pastori, nelle aree meno a rischio e questi spostamenti sono a loro volta causa di continue tensioni e conflitti tra civili che non fanno che peggiorare la situazione. Il fenomeno è stato incrementato negli ultimi mesi dai conflitti in Mali che al momento hanno portato allo spostamento ben 360 mila profughi, in particolare verso il Burkina Faso.
Numerosi sono quindi i fattori che nel tempo hanno creato il terreno fertile per uno stato di crisi totale, situazione che soltanto con l’impegno di tutte le forze in campo nel mondo del no profit e dell’aiuto umanitario potrà trovare una soluzione.
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- http://agire.it/it/appelli_di_emergenza/osservatorio/crisi_sahel_it.html
- http://www.coopi.org/it/comunicazione/news/967/sahel-la-corsa-ai-ripari/
- http://it.wfp.org/content/crisiinSahel
- http://viciani.blogautore.repubblica.it/2012/06/18/sahel-crisi-alimentare-e-disponibilita-dellitalia/
- http://www.caritasitaliana.it/materiali/Mondo/Africa/sahel/approfondimento_sahel.pdf
- http://www.vita.it/news/view/121296
- http://it.wfp.org/content/crisiinSahel
- http://www.oxfamitalia.org/dal-mondo/la-nostra-risposta-alla-crisi-alimentare-nel-sahel
- http://www.unicef.it/sahel
- http://it.wfp.org/storie/la-crisi-sahel-paese-paese
- http://it.wfp.org/storie/la-crisi-sahel-8-domande
- http://ec.europa.eu/echo/aid/sub_saharian/sahel_en.htm
- http://www.fao.org/crisis/sahel/en/
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