Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile
È giunta al suo decimo anno la Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo l’ultimo rapporto dell’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono circa 215 milioni i minori vittime di sfruttamento lavorativo, 130 milioni dei quali hanno un’età compresa tra i 5 e i 17 anni.
Le attività in cui questa fascia di età è impiegata riguardano il settore agricolo, l’allevamento, la pesca e la silvicoltura. Qui bambini e ragazzi svolgono lavori fisicamente molto pesanti ed in condizioni niente affatto salutari e dignitose. Ma non basta. Come è facile immaginare a questo genere di impieghi si affiancano tipologie di sfruttamento ancora peggiori: la tratta a sfondo sessuale e l’impiego in conflitti armati, di cui sono schiavi centinaia di minori in Africa, Asia, Europa e Sud America.
In occasione della giornata mondiale, l’italiana CESVI, tra le più conosciute associazioni onlus e noprofit nel nostro paese, rilancia l’attenzione da sempre dimostrata nei confronti dei diritti dei minori attraverso una serie di attività ed eventi facenti parte della campagna Stop Child Labour – School is the best place to work, portata avanti dal 2007 insieme alle altre ONG facenti parte della rete Alliance2015. Questo network internazionale è impegnato da 12 anni nel raggiungimento degli OSM (Obiettivi di Sviluppo del Millennio) promossi dall’Onu, tra i quali appunto rendere universale l’istruzione primaria, poiché l’educazione è un diritto come sancito anche dalla Convenzione sui Diritti dell’Uomo e dalla Convenzione ONU sui Diritti dei Bambini.
Gli eventi e le attività in programma hanno lo scopo di sensibilizzare la popolazione e le istituzioni rispetto alla questione e sono tutti animati dal monito: “la scuola è il miglior posto in cui lavorare”. La politica adottata mira infatti al contrasto dello sfruttamento lavorativo dei minori rilanciando il valore pedagogico e formativo delle scuole, l’unico luogo in cui i bambini possono e devono godere del loro status.
Il motivo di questa scelta dipende da quanto dimostrano i dati: minore è il grado di alfabetizzazione, maggiore è il pericolo di dispersione scolastica e di esposizione al rischio dello sfruttamento minorile. Discorso che, a scanso di equivoci, si applica allo stesso modo da una parte all’altra del globo. Anche in Italia, ad esempio, dove il tasso di analfabetismo è minore rispetto ad altre aree più a rischio, secondo i dati Istat i minori tra i 7 e i 14 anni impiegati in attività lavorative sono 144.285, di cui 31.500 sono da considerarsi come sfruttati.
Come contribuire allora alla lotta contro lo sfruttamento minorile? Attraverso l’adozione a distanza è possibile garantire cure e sostegno alla crescita ed allo sviluppo di un bambino, ma adottare significa anche offrire la possibilità di ricevere una formazione scolastica, riducendo così il rischio di divenire vittima dello sfruttamento lavorativo.
SOS Villaggi dei Bambini ritiene che l’istruzione sia uno dei diritti fondamentali dell’infanzia. Per questo motivo dedichiamo particolare attenzione alla crescita ed alla formazione dei minori attraverso la realizzazione di scuole, asili e centri di formazione professionale, in collaborazione con le istituzioni locali. Il contributo di ciascuno è quindi fondamentale per consentire ad ogni bambino di svolgere un percorso di crescita culturale dall’infanzia all’adolescenza, ed in alcuni casi anche fino all’università, nelle numerose Case famiglia SOS e Scuole SOS Hermann Gmeiner, curate da SOS Villaggi dei bambini. Luoghi in cui a tutti i bambini sono assicurate l’accoglienza, l’istruzione e la libertà di coltivare liberamente le proprie attitudini, così da poter divenire un giorno lavoratori, con tutta la dignità che questo termine merita.
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- Stop lavoro Minorile
- 12to12 : portale contro lo sfruttamento minorile
- Cesvi contro lo sfruttamento minorile il Kenya
- L’ILO e gli standard contro il lavoro minorile
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