Elizabeth racconta il suo incontro con la bambina adottata a distanza
Elizabeth Sewell ha vissuto insieme al marito dal 1951 al 1954 a Salisburgo e qui è iniziata la loro avventura con SOS Villaggi dei Bambini, una storia fatta di piccoli ed importanti gesti d’amore.
La signora Sewell racconta che quando lei e il marito si trasferirono in Austria in qualità di membri dell’American Army of Occupation, possedevano una piccola casa un po’ in periferia, sulla strada tra Salisburgo e Berchtesgaden, a Glasenbach, un piccolo villaggio abitato per lo più da impiegati. “Entrammo subito in confidenza con i vicini, anche perché eravamo gli unici ad avere un telefono in casa, e perché eravamo desiderosi di migliorare il nostro rudimentale tedesco”, aggiunge.
La gente del posto viveva alla giornata in condizioni economiche spesso difficili. Nonostante ciò, molti di loro riuscivano a mettere da parte su una carta adibita a questo scopo un po’ di Grossi a settimana. Poi li donavano a SOS Villaggi dei Bambini sostenendo così il costo di una adozione. L’ammontare della cifra era spesso il corrispettivo di pochi scellini, spiega Elizabeth, ma il suo valore era ben più alto, soprattutto alla luce delle condizioni economiche in cui versavano le famiglie del posto.
Avvenne così il primo incontro dei signori Sewell con SOS Villaggi dei Bambini. Poco tempo dopo fecero la conoscenza del Dottor Hermann Gmeiner in persona. Il fondatore dell’associazione infatti si trovava in visita a Salisburgo. “Siamo stati dei privilegiati”, dice la donna. Da allora la strada fu tutta in discesa. Elizabeth e il marito, sin dal 1952 hanno sostenuto attraverso l’adozione a distanza 3 bambini, alcuni dei quali oggi sono nonni!
L’avventura del giovane Gmeiner era iniziata soltanto qualche anno prima. Nel 1949 avevano avuto inizio i lavori di costruzione del primo Villaggio dei Bambini SOS a Imst, Austria. Gmeiner, reduce della seconda guerra mondiale, aveva deciso di investire i suoi pochi averi nella costruzione di un centro d’accoglienza per bambini e orfani di guerra. La sua idea era di realizzare un luogo accogliente come una casa, sicuro come un villaggio, amorevole come le braccia di una madre. Grazie a una donazione di terreno fatta dal sindaco di Imst, grazie alla generosità della popolazione del Tirolo e grazie all’aiuto di un amico costruttore, Gmeiner riuscì a mettere in piedi la “Haus Frieden”, la casa della pace, primo Villaggio SOS di una lunga serie nel mondo.
Nel 1999 Elizabeth e il marito furono invitati a partecipare ai festeggiamenti per il 50° anno dalla fondazione di SOS e del Villaggio di Imst. “Insieme ad una coppia di buoni amici abbiamo viaggiato fino a Imst. Un tributo a Hermann Gmeiner”, racconta la signora Sewell. Ma non solo. Proprio nel Villaggio SOS di Imst vive Cornelia Metnitzer, uno dei 3 bambini sostenuti dai coniugi.
La storia di Cornelia è una storia come poche. Adottata quando era ancora una bambina, per alcuni anni ha lasciato il Villaggio ma poi ci è tornata. Cornelia ha un ritardo mentale motivo per cui i coniugi Sewell hanno sempre temuto che la ragazza non sarebbe stata in grado di essere totalmente indipendente. Quando Cornelia è ritornata al Villaggio SOS la sua vita è nuovamente cambiata. Oggi la bambina di un tempo è una donna (ha 33 anni). Qui è diventata un aiuto per le Mamme SOS della casa e inoltre ha iniziato a badare a una bambina di appena un anno, dimostrando i progressi fatti anche grazie all’adozione a distanza da parte della coppia.
Quando nel 1999 Elizabeth e il marito furono invitati ai festeggiamenti per il 50° anno di SOS Villaggi dei Bambini, finalmente incontrarono per la prima volta Cornelia di persona. “Lei è timida e il nostro tedesco non è molto buono quindi non siamo riusciti ad avere una lunga conversazione, ma regalare sorrisi e gesti sono stati sufficienti”, racconta Elizabeth. “Insieme a Cornelia abbiamo fatto un giro in asino per Imst. Il giorno successivo insieme ad altri bambini ed accompagnatori siamo saliti in cima al villaggio per far visita alla tomba del Dottor Gmeiner”. Infatti, è stato sepolto proprio qui, vicino ad una chiesa immersa in un boschetto silenzioso, il fondatore di SOS Villaggi dei Bambini. Guarda dall’alto il frutto della sua dedizione.
In quell’occasione, racconta ancora la donna, ci fu chi portò fiori sulla lapide, chi fece un semplice discorso e chi intonò alcuni inni. Il tutto nella massima semplicità. La cosa più sorprendete per la coppia fu proprio tanta umiltà e tanta partecipazione. Anche al termine della cerimonia, quando l’intero Villaggio di Imst si trasformò in una grande festa. “Quella sera tutti, i membri della comunità, i bambini, le mamme SOS e le ex mamme SOS a cui è riservata una zona particolare del Villaggio, sono stati invitati a una festa in un grande tendone. C’era una band locale che suonava musica austriaca e tutti cantavano e ballavano”, ricorda Elizabeth. “È stata una festa davvero piacevole. La collaborazione vista lì era fantastica e noi ci sentivamo davvero onorati d’essere lì.”
La signora Elizabeth lancia un messaggio forte e importante che speriamo di poter condividere con molti di voi: “Penso che SOS Villaggi dei Bambini abbia inaugurato una nuova era nel modo di prendersi cura dei bambini orfani nel mondo. Sogno di ritornare a Imst, magari dando lezioni d’inglese, come contributo a questa bella comunità.”
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