Infibulazione: le mutilazioni genitali femminili
Articolo scritto da Roberta Gotti
Anche in questo articolo, come in altri precedentemente pubblicati sul nostro Blog, proseguiremo nel difficile percorso alla scoperta dei temi che la campagna “InDifesa” di Terre des Hommes sta portando avanti. Temi come la lotta all’infanticidio e all’aborto selettivo, alla tratta per scopi sessuali e all’impiego delle bambine soldato. Lotta che oggi si arricchisce di un altro importantissimo tema con cui l’associazione si sta confrontando e cioè quello delle mutilazioni genitali femminili (spesso conosciuto come “infibulazione”) e del “Breast Ironing”.
Purtroppo molte delle problematiche che i volontari delle associazioni si trovano a dover affrontare sono frutto di un retaggio culturale molto lontano da quello a cui siamo abituati in Europa e nella maggior parte dei paesi sviluppati del mondo. In alcune zone del continente africano, che è uno dei più colpiti dal problema dell’infibulazione, l’incidenza di questo fenomeno è altissima e arriva a toccare punte del 96% in Guinea e del 91% in Egitto.
Le mutilazioni genitali femminili vengono praticate per motivi di varia natura. Dal punto di vista culturale c’è la convinzione che esse possano rendere la donna inviolabile a qualsiasi uomo che non sia il proprio marito, dal punto di vista religioso vi è la credenza che queste pratiche siano previste dal Corano e quindi legittimate da Allah stesso, anche se studi sul testo sacro dimostrano che non è così, e dal punto di vista sanitario, grazie alla disinformazione e alla mancanza di una cultura medica, è ipotesi diffusa che i genitali femminili siano portatori di infezioni di vario genere. Tutti questi fattori contribuiscono a far sì che questa pratica venga tramandata di madre in figlia senza soluzione di continuità.
Esistono diversi tipi di mutilazione più o meno gravi a cui più di 130 milioni di donne in tutto il mondo vengono sottoposte ogni anno. Tra queste le più diffuse sono: la circoncisione con cui viene asportata la punta del clitoride, l’escissione con cui vengono asportati il clitoride e le piccole labbra e l’infibulazione con cui vengono asportate anche le grandi labbra. Attraverso la pratica dell’infibulazione, che è la più grave tra quelle qui elencate, i rapporti sessuali vengono resi impossibili fino alla scucitura della vulva che viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Dopo ogni parto viene poi effettuata una nuova infibulazione per ripristinare la situazione prematrimoniale. Questa pratica ha, secondo le credenze locali, lo scopo di conservare e di indicare la verginità della donna al futuro sposo e di impedirle di provare piacere durante l’atto sessuale.
A causa di questi macabri rituali non solo le donne perdono la possibilità di provare qualsiasi piacere durante il rapporto sessuale rendendolo una pratica dolorosissima ma spesso insorgono problemi molto gravi come cistiti, ritenzione urinaria, infezioni vaginali senza contare il rischio molto più elevato di contrarre virus come l’HIV. Oltre a tutto questo le mutilazioni provocano seri problemi anche durante il parto: il feto si trova a dover attraversare una massa di tessuto cicatrizzato e reso poco elastico dalla mutilazione subita e per questo motivo non viene più ossigenato dalla placenta. Il permanere di questa situazione porta ad una mancata ossigenazione del cervello con alto rischio di danni neurologici. Nei paesi in cui è praticata l’infibulazione è anche frequente la rottura dell’utero con conseguente morte della madre e del bambino.
Oltre a queste mutilazioni genitali ne esiste anche un‘altra chiamata “Breast Ironing” in cui le donne passano con forza sul petto delle loro figlie una pietra piatta o un oggetto di metallo scaldato a fuoco per impedire al seno di svilupparsi cancellando in questo modo i segni della pubertà che le renderebbe possibili vittime di stupri e violenze sessuali.
Il motivo per cui tutte queste mutilazioni vengono spesso effettuate dalle donne stesse sulle loro figlie è la loro convinzione che il non sottoporle a tutto questo le renderebbe donne indegne e le farebbe emarginare e considerare donne impure dal resto del villaggio impedendo loro di sposarsi ed avere una famiglia. Idee come queste sono così radicate nei popoli di molte parti del mondo che anche l’attività dei volontari diventa estremamente difficile. Oltre a combattere contro uomini decisi a far provare alle loro donne sofferenze terribili devono anche combattere contro le convinzioni delle donne stesse. L’unica arma che essi hanno per far capire la pericolosità di questi rituali è quella di spiegare le gravissime conseguenze a cui queste donne vanno incontro sottoponendosi alle mutilazioni.
Quella di Zaira è una delle storie che “inDifesa” racconta nel suo dossier. Donna egiziana di 30 anni, Zaira è arrivata in Italia con le sue due figlie di 8 e 10 anni e con un bimbo di 5 per raggiungere il marito. Sia lei che la figlia primogenita presentano la “Sunna”, una mutilazione che viene praticata alle bambine all’età di otto anni e che consiste in un’incisione fatta sul clitoride. La “Sunna”, come gli altri tipi di mutilazione, provoca un dolore terribile sia durante l’intervento sia durante tutti i rapporti sessuali avuti successivamente.
La figlia primogenita di Zaira a causa di questa mutilazione ha ancora problemi con la pipì a letto ed entrambe si sentono molto sole e tristi per il dolore subito. Nonostante ciò la donna è comunque convinta di dover sottoporre anche la figlia più piccola alla stesso tipo di tortura e ciò che la spinge è la paura che il non farlo le precluderà la possibilità di sposarsi e di avere una vita serena nel suo paese.
È difficile accettare il fatto che donne come Zaira considerino queste pratiche ineluttabili prove da affrontare per dimostrare di essere mogli brave e oneste ma questa è la realtà dei fatti e per riuscire a convincere la donna a non praticare queste mutilazioni anche all’altra figlia sono stati necessari diversi incontri sia con la pediatra che con le mediatrici di Terre des Hommes. Incontri in cui le sono state spiegate le gravi conseguenze psicologiche e gli altissimi rischi di salute a cui anche la seconda figlia sarebbe andata incontro sottoponendosi a queste pratiche e in cui le sono stati illustrati i motivi per cui queste mutilazioni sono da considerarsi inaccettabili e che il rifiuto di praticarle non renda le donne delle mogli meno degne. L’intervento di Terre des hommes ha permesso di salvare la seconda figlia di Zaira e come lei tante altre figlie da queste orrende e dolorosissime mutilazioni ma, come per altre problematiche affrontate in precedenza, la strada per il successo è ancora molto lunga ed è una lotta che va combattuta su più fronti.
Fortunatamente sembra che, grazie anche all’aiuto dei governi e di leggi severe contro queste orrende pratiche, la situazione negli ultimi anni stia migliorando notevolmente tuttavia questo è un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso e fomentato dalla dilagante mancanza di istruzione che impedisce a molte donne di diventare consapevoli e artefici della loro salvezza.
Articolo scritto da Roberta Gotti
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- http://it.wikipedia.org/wiki/Infibulazione
- http://it.wikipedia.org/wiki/Mutilazioni_genitali_femminili
- http://it.wikipedia.org/wiki/Violenza_di_genere
Altre notizie sulle mutilazioni genitali femminili da Google News:
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prima ancora delle donne dovrebbero essere educati gli uomini al rispetto delle donne, della loro dignità e questo non solo nei paesi poveri o con culture arretrate dal momento che in Italia e in tanti paesi così detti sviluppati non ci sono matrimoni precoci, non infibulazioni ma violenze di ogni genere e omicidi in famiglia. Le leggi non bastano in nessun paese perché si perpetua una cultura maschile ostile alle donne. Gli uomini non amano le donne e se non imparano ad amarle, a rispettarle si va poco lontano. Quello che le donne di tutte le culture sono costrette a subire è raccabricciante. Quando i capi di stato parlano di “diritti umani” non parlano per le donne, delle donne.