Musica e bambini: crescere con le canzoni
Articolo scritto da Roberta Gotti
La musica… una compagna fedele che ci accompagna nel corso delle nostre giornate scandendone gli attimi, è una componente molto importante per la vita di tantissimi di noi. Quanti sono i ricordi che abbiamo legati ad una canzone? Quante volte una musica celestiale ci ha aiutati a rilassarci oppure una musica energica ci ha spinti a dare il massimo quando ne avevamo bisogno?
Nel corso dei secoli la musica si è evoluta di pari passo con l’evoluzione sociale diversificandosi in modo molto marcato nei vari paesi del mondo. A partire dall’Africa sub sahariana dove la musica e la danza sono sempre stati elementi centrali per la cultura dei popoli e per la distinzione delle varie tribù divenendo per questo, elementi dal grandissimo valore sociale e religioso, fino ad arrivare ai canti di protesta del popolo Cubano guidato dalle idee rivoluzionarie di Josè Marti contro il governo di Fuljencio Batista, la musica è sempre stata un’irrinunciabile forma di espressione sociale e di consolazione per tutti quei popoli che, non avendo altra ricchezza, trovavano in essa la gioia di vivere e di esprimere la propria identità con le canzoni.
Oltre che dal punto di vista storico e sociologico tuttavia la musica ricopre un ruolo fondamentale anche sotto il profilo psicologico soprattutto in quel periodo della nostra vita in cui siamo estremamente sensibili a quello che essa ci può trasmettere e insegnare e cioè quando siamo ancora dei bambini.
La prima forma musicale con cui ognuno di noi è entrato in contatto quando era ancora in fasce è quasi sicuramente quella della ninna nanna. Questo canto all’apparenza così semplice e banale nasconde in realtà una tradizione molto antica e carica di significato che è stata studiata e analizzata nel corso degli anni da sociologi e psicologi.
Tra i tanti studiosi c‘è il grande psicanalista Donald Winnicott il quale ha dedicato gran parte delle sue riflessioni e dei suoi studi proprio al rapporto tra gioco e atto creativo ponendo entrambi in diretta relazione con le fondamentali esperienze a cui il bambino va incontro nei suoi primi giorni di vita. Le ninne nanne sono degli elementi estremamente importanti, sia per il bambino che per la madre che attraverso quel momento possono entrare in un contatto emozionale profondo.
Il potere ipnotico delle ninne nanne è sempre servito infatti per permettere alla mamma o al papà di entrare in contatto intimo con il proprio bimbo, un contatto che non si basa solamente sulle parole cantate e sul loro significato, spesso incomprensibile a quell’età, ma che si basa soprattutto sulla simbiosi profonda che si viene a creare tra il genitore e il neonato e che permette alle emozioni di fluire da uno all’altro come una carica emotiva che penetra diffusamente all’interno di entrambi.
Mentre la ninna nanna viene cantata cullando il bimbo la mamma o il papà stabiliscono con lui delle esperienze corporee primordiali che hanno la capacità di farlo sentire accolto affettivamente, dandogli quella fiducia, quel sostegno, quella sicurezza, che gli procurano il piacere di esistere.
Questo meccanismo inconscio toglie importanza al significato del testo cantato ponendo invece al centro di tutto il modo in cui queste parole vengono dette e soprattutto le emozioni che esse provocano all’interno dei genitori che per effetto del trasferimento emotivo vengono a loro volta condivise con il bambino.
Nonostante la minor importanza dei contenuti nelle ninne nanne vengono tuttavia affrontati temi molto delicati come l’ambivalenza tra l’unione e la separazione, tra la vita e la morte e tra il reale e il sogno. In questo modo si obbliga subito il bambino a confrontarsi con temi importanti, i cui limiti vengono sfumati e resi meno netti attraverso giochi di parole che vengono reiterate seguendo una metrica ben precisa per creare effetti assurdi e divertenti, spesso privi di un chiaro senso logico che vengono chiamati “nonsense”.
Tutto ciò ci porta a comprendere come le ninne nanne, a dispetto del loro aspetto così semplice ed innocuo, siano in realtà un potente strumento educativo e formativo per il neonato che attraverso esse impara a percepire i sentimenti e ad attivare le sue percezioni uditive, linguistiche e relazionali, fondamentali per l’apprendimento psichico e specifico.
La musica è uno strumento di autoanalisi e di rigenerazione per il genitore, che attraverso la simbiosi con il bambino riesce ad entrare in contatto con la sua parte più profonda, scoprendo emozioni di gioia, serenità e calma ma anche di frustrazione, incertezza e risentimento, ritrovando in sé quell’ ambivalenza tipica delle ninne nanne che porta a riflettere sul buono e il cattivo della vita. Legittimando, accettando e superando questa ambivalenza il genitore impara a gestirla per evitare di trasmetterla distruttivamente verso il bambino.
Dal punto di vista più generale dell’evoluzione sociale possiamo pensare alla ninna nanna come ad un’opera poetica prodotta non individualmente, ma da un’intera comunità, ed in quanto creazione e patrimonio collettivo, viene ad assumere di per sé una portata sociale ed universale, indipendentemente dal suo valore creativo.
Ci sono infatti ninne nanne che ancora oggi cantiamo che ci sono state tramandate di generazione in generazione arrivando fino a noi portando con sé miti, stereotipi e credenze che altrimenti si sarebbero persi con il trascorrere degli anni.
Chi l’avrebbe mai detto che dietro ad una canzoncina come “Ninna nanna, ninna oh!/ Questo bimbo a chi lo do?/Lo darò all’uomo nero/ che lo tenga un anno intero./lo darò alla befana/che lo tenga una settimana./Lo darò al buon Gesù/Che lo tenga un po’ di più!/Ninna nanna ninna oh!/ questo bimbo a chi lo do?/ Lo darò alla sua mamma/ Che lo metta a far la nanna! ” si nascondessero tante implicazioni sociali e psicologiche?
Diversamente dalle ninne nanne cantante dai nostri nonni ed arrivate fino ai giorni nostri con tutti il loro carico di tradizione e simbolismo c’è poi tutta la musica più contemporanea a partire dalle canzoni dei cartoni animati fino ad arrivare allo zecchino d’oro e a tutta la tradizione musicale dei bambini nei loro primi 8/10 anni di vita.
A differenza delle ninne nanne in cui i gesti, il rapporto madre figlio e il simbolismo contano più del significato vero e proprio delle parole quando si parla di musica per bambini un po’ più grandi e già in grado di riflettere ed elaborare il significato delle frasi e dei concetti l’importanza educativa e formativa del testo diventa di fondamentale importanza.
Le canzoni più adatte a questa fascia d’età sono infatti quelle capaci di esprime la gioia di vivere, la vivacità, la spensieratezza tipica dei bambini calandola però in contesti reali che possano portare al bambino un valore conoscitivo. Nelle canzoni si narrano esperienze di vita vera affrontate per lo più da personaggi immaginari che però permettono al piccolo di immedesimarsi insegnandogli ad avere sogni e ambizioni, spingendolo a reagire alle avversità che la vita può presentare e stimolandolo a comprendere le dinamiche della vita reale.
Non va quindi sottovalutato il potere educativo che la musica ha in questa fascia d’età. Spesso parole e concetti espressi in musica arrivano dritti al punto con un’immediatezza disarmante e restano fissati nella nostra mente molto più a lungo perché supportati sia dalla memoria che dal canale uditivo e cognitivo.
La musica occupa quindi un’importanza fondamentale non solo quando si diventa adulti ma anche nei primi anni di vita come strumento d’apprendimento e di crescita poiché permette di trasmettere concetti e insegnamenti in modo del tutto naturale e immediato ancora prima che questi concetti siano realmente chiari e comprensibili.
Musica come strumento di gioco perché gli insegnamenti vengono sempre accompagnati da melodie piacevoli e divertenti e come strumento di profonda coesione sociale perché permette di entrare in contatto profondo con i propri genitori e con le altre persone con cui si impara ad interagire o, come diceva Platone, musica come legge morale:
“La musica è una legge morale: essa dà un’anima all’universo,
le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione,
un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza,
e la vita a tutte le cose.
Essa è l’essenza dell’ordine ed eleva ciò che è buono, giusto e bello,
di cui essa è la forma invisibile,
ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.”
– Platone, 400 a.C. (dai Dialoghi)
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