La triste condizione dei bambini disabili in Etiopia
In Etiopia, la disabilità (fisica o mentale) è una vera e propria maledizione che condanna moltissimi bambini a una vita di discriminazioni, emarginazione e disagi. Marilyn Herman dalle pagine del blog dei nostri colleghi inglesi (soschildrenvillages.uk.org) ha raccontato la condizione di sofferenza dei disabili che vivono in questa nazione.
Cosa significa essere disabili in Etiopia? Chiediamolo a chi ha adottato a distanza un bambino etiope. Lui, il sostenitore, era affetto da paralisi cerebrale e per questo voleva aiutare con l’adozione a distanza un bambino colpito dal suo stesso male. Così, ha contattato una onlus che aiuta i bambini più vulnerabili e le relative famiglie ed è stato associato a Genet (nome di fantasia), una bambina di 9 anni che per colpa di quello stesso male non poteva muovere braccia e gambe, mentre i suoi muscoli erano perennemente doloranti.
I bambini disabili in Etiopia.
Nei suoi primi 9 anni di vita, la piccola non era mai stata su una sedia rotelle, né era mai andata a scuola. La madre doveva portarla in braccio ovunque andasse, soprattutto quando si recava presso qualche sorgente ritenuta sacra e capace di compiere miracoli. Quando finalmente la famigliola ha potuto acquistare una sedia a rotelle, grazie a Cheshire Services (un’organizzazione non profit che fornisce ausili ortopedici e aiuta i bambini portatori di handicap) per la piccola è stato doloroso restare seduta a lungo: i suoi muscoli, infatti, non erano sufficientemente sviluppati per sostenere il suo peso in quella posizione, senza contare che la strada che separava casa sua dalla scuola era impraticabile in sedia a rotelle.
Uno degli altri bambini sostenuti a distanza, invece, era il figlio di una donna che da piccola aveva la poliomelite: i suoi genitori l’avevano abbandonata sulle rive di un’altra sorgente ritenuta sacra. Nel 1992, una coppia irlandese incaricata di realizzare un reportage sui bambini etiopi aveva intervistato un ragazzo disabile, che per comunicare si avvaleva di un suo amichetto, cieco, come tramite. Tramite l’amico, il bambino aveva raccontato delle sue giornate passate a chiedere l’elemosina e di come alla fine dovesse portare i suoi guadagni alla madre, che non lo lasciava nemmeno entrare in casa, costringendolo a dormire all’aperto. Il piccolo era più volte scoppiato a piangere, addirittura augurandosi di morire.
Disabili, etiopi e campioni.
In Etiopia vivono circa 94 milioni di persone, oltre 8 milioni di queste sono disabili. Le Paralimpiadi del 2012 hanno segnato un punto di svolta per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle imprese di cui è capace chi è affetto da disabilità motorie, atti che richiedono un’eccezionale forza di volontà. Tuttavia, in Etiopia quasi un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, per un totale di circa 28 mila persone che quasi sicuramente non hanno seguito le Paralimpiadi. Anche i restanti due terzi della popolazione etiope sono rimasti piuttosto insensibili a questo tema anche se uno dei 3 atleti disabili che hanno rappresentato l’Etiopia ha regalato alla sua patria l’argento nei 1500 metri maschili, la prima medaglia della nazione alle Paralimpiadi.
Una vita di emarginazione e solitudine.
In Etiopia, essere disabili significa vivere nell’emarginazione più totale. In genere, è la madre a essere ritenuta responsabile per aver dato alla luce un figlio che è visto come la conseguenza di qualche suo peccato commesso prima del matrimonio. Infatti, la popolazione etiope ritiene che la disabilità sia causata da forze naturali: un bambino disabile è visto come la punizione inflitta ai genitori da una divinità arrabbiata o dallo spirito di un parente. Per questo motivo, i portatori di handicap vengono costretti a vivere nascosti, lontano dalla comunità di appartenenza. Per la popolazione, chi è disabile non può essere indipendente e pertanto è un fardello che grava sulle spalle dei famigliari. Vivere in queste condizioni significa essere estromessi da qualsiasi momento di condivisione in pubblico e in famiglia, come ad esempio matrimoni, funerali e altre feste. Anche l’accesso all’istruzione e la ricerca di un impiego sono fortemente limitati. I costi e le barriere architettoniche delle scuole sono un grosso ostacolo, così come i pregiudizi nei confronti delle persone disabili.
Per quanto riguarda il lavoro, invece, in un paese come l’Etiopia – la cui economia si basa all’85% sull’agricoltura – le possibilità di impiego per un disabile, ritenuto incapace di qualsiasi sforzo fisico, sono sensibilmente ridotte.
Povertà e Disabilità
Povertà e disabilità sono fortemente correlate: malnutrizione, problemi durante la gravidanza e il parto, scarsi accessi alle strutture medico ospedaliere, mancanza di vaccini o di un check up dopo un qualche incidente, la presenza di gravi malattie e un ambiente irto di pericoli sono tutti fattori che incrementano le possibilità di avere un figlio disabile.
I lunghi anni di guerra con l’Eritrea hanno contribuito a peggiorare il problema: nel 1992, poco dopo la fine di un conflitto durato 30 anni, erano molti i giovani uomini menomati che vagavano per Addis Abeba senza sedia a rotelle. Gli eroi di guerra dovrebbero godere di prestigio, eppure l’emarginazione nei confronti di portatori di handicap non colpisce soltanto chi diventa tale a causa di una malattia, ma anche le vittime di incidenti. Nel 2002, l’Etiopia ha aderito alla convenzione ONU sui diritti delle persone disabili, eppure le discriminazioni continuano. Sul campo, tante onlus e associazioni non profit si battono per l’inserimento dei disabili nella società, ma da sole non possono aiutare le oltre 8 milioni di persone vittime quotidianamente di emarginazioni e violenze. Per questo, attualmente si tenta di fare pressioni e sensibilizzare politici e professionisti, affinché siano loro ad aprire l’Etiopia al cambiamento.
Da quasi 40 anni SOS Villaggi dei Bambini si prende cura dei bambini più vulnerabili grazie ai 7 villaggi che ha aperto nel paese. Se vuoi aiutare un bambino etiope, per restituirgli il calore di una famiglia puoi attivare oggi la tua adozione a distanza.
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