3 bambine adottate a distanza, 3 donne di successo
“La conoscenza al servizio dell’Africa” è il motto del SOS-Hermann Gmeiner International College, la scuola gestita da SOS Villaggi dei Bambini Onlus il cui compito principale è, tra gli altri, quello di preparare i suoi studenti ai test di ingresso delle più importanti università internazionali aiutandoli a raggiungere il successo e a realizzarsi.
Anche Ezra Nighuzzie, Thubelhle Hlongwane e Selam Gebremariam hanno studiato qui per un periodo e ora, forti delle loro tre lauree internazionali, torneranno in Africa per mettere in pratica il motto della loro università e fare la differenza nelle vite di quanti abitano nel continente che ha dato loro i natali.

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini Onlus
“Dobbiamo affrontare da soli queste sfide” Ezra Nighuzzie (32 anni)
“L’Africa sta attraversando una fase di transizione. È impossibile resistere alla tentazione di parteciparvi attivamente. Voglio aiutare il mio paese a occupare una posizione di parità nei confronti del resto del mondo. Non voglio restare in disparte e osservare dagli Stati Uniti quello che sta succedendo qui. Stiamo facendo molto ma c’è ancora tanto altro lavoro da svolgere. Sono entusiasta di poter partecipare”
Ci ha confidato Ezra, che nel 2012 ha completato il suo Master in Business Administration alla Willamette University, in Oregon. Ezra ha trascorso la sua infanzia nel Villaggio SOS di Addis Abeba grazie alle Adozioni a Distanza. Qui, ora vuole aprire uno studio di consulenza per poi espandersi in tutta l’Africa e nel resto del mondo.
“Sento di poter dare tante cose al mio paese e per me le più importanti sono la mia esperienza, il mio approccio alla vita e la mia voglia di fare. Saranno questi i fattori determinanti del mio successo. Dobbiamo avere fiducia e renderci conto che tocca soltanto a noi affrontare le sfide che ci attendono”
ha proseguito Nigussie.
“So di poter cambiare le vite di molte mie connazionali” – Selam Gebremariam (23 anni)
In paesi come l’Etiopia, la fistola vescico-vaginale è una grave complicazione che può colpire le donne che partoriscono e consiste in una lacerazione che unisce la vagina con la vescica, il retto, o entrambi, favorendo il passaggio di feci e urina causando anche problemi di incontinenza.

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini Onlus
Le difficoltà delle donne che vivono questa condizione hanno spinto Selam a proseguire gli studi con una laurea specialistica in sanità pubblica all’università del Minnesota prima di tornare in Africa definitivamente. Parallelamente, Selam visiterà il suo paese periodicamente per portare avanti il suo progetto di ricerca sull’assistenza prenatale tra le donne etiopi in gravidanza.
“Io guardo a questo problema dal punto di vista della pubblica sanità: i paesi dell’Africa hanno uno dei più poveri sistemi sanitari al mondo, soprattutto per quanto riguarda la salute delle donne”
Ha spiegato Selam, che, dopo aver terminato la sua tesi sulla fistola da parto durante i suoi 3 anni al Macalester College – sempre in Minnesota – sente di avere una maggiore consapevolezza dei problemi che le donne si trovano a dover raffrontare.
“Essendo una donna etiope, conosco la loro frustrazione e le barriere culturali. Potrei essere molto utile e probabilmente riuscirei a cambiare le vite delle mie connazionali”
È con queste parole che la ragazza, cresciuta nel Villaggio SOS di Harrar, ha spiegato la sua volontà di tornare a casa.
“Preferisco vivere nel mio paese e fare la differenza nelle vite dei più piccoli” – Thubelhle Hlongwane (23 anni)
Dopo aver ottenuto la laurea triennale in sociologia e teologia presso l’Hiram College University dell’Ohio, ora Thubelhle è da poco tornata in Zimbawe, nel profondo sud del continente africano. Qui, vive nel Villaggio SOS in cui ha trascorso la sua infanzia, quello di Bulawayo, che chiama ancora “casa sua”, e aiuta gli operatori mentre continua a cercare un lavoro nel dipartimento di social welfare dello Zimbawe.

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini Onlus
Thubelhle ha trascorso le sue vacanze estive facendo la volontaria nel centro sociale del Villaggio SOS di Bulawayo, dove ha lavorato insieme ai bambini della comunità in cui sorge il villaggio.
“Grazie a questa esperienza, ho capito che mi piace aiutare le persone, soprattutto i bambini, e che mi piacerebbe trasformarlo in un lavoro. Preferisco vivere nel mio paese e fare la differenza nelle vite dei più piccoli, soprattutto nello Zimbawe, dove c’è ancora tanta povertà. Mi sono resa conto di essere stata molto fortunata a esser cresciuta in un Villaggio SOS” – ha raccontato Thubelhle.
“SOS Villaggi dei Bambini può aiutarvi, ma per realizzarsi serve motivazione”.
Oltre alla volontà di aiutare il proprio paese d’origine, Ezra, Selam e Thubelhle hanno un’altra cosa in comune. Tutti e tre, infatti, sono ancora in contatto con le loro Mamme SOS. Per Ezra, Simeglish Nemistue, la sua mamma SOS, è una eroina. Thubelhle, invece, grazie alla mamma SOS Sylvia Mlalazy si sta reintegrando con la sua comunità dopo aver studiato per 9 anni lontano da casa.
Selam ha raccontato che non avrebbe mai pensato che nella sua vita avrebbe fatto tutta questa strada ed è d’accordo con Ezra e Thubelhle quando dicono che anche se grazie a SOS Villaggi dei Bambini hanno avuto molte opportunità, è dipeso da loro sfruttarle per raggiungere successo.
Thubelhle riassume tutto in un consiglio ai bambini di tutti i Villaggi SOS del mondo:
“Sfruttate le opportunità che vi sono offerte perché poi potreste pentirvene. SOS può aiutarvi, ma per realizzarsi serve motivazione. Mirate il più in alto possibile e nel farlo non dimenticate mai da dove venite”.
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