Mamme e lavoro sull’orlo della crisi economica
La crisi economica che ha investito l’Italia colpisce soprattutto le fasce deboli e in tempi duri come questi diventa sempre più difficile garantire il rispetto dei diritti naturali dei bambini a causa della povertà che sempre più si sta diffondendo nel paese. Save the Children, da anni attiva nel campo delle adozioni a distanza e già promotrice della campagna “Ricordiamoci dell’infanzia”, punta ora i riflettori su un’altra fascia debole, le mamme d’Italia.
In un rapporto presentato di fronte al Senato e alla ministra Elsa Fornero, l’associazione no profit evidenzia quanto e perché oggi in Italia sia difficile tutelare i diritti delle mamme e dell’infanzia, al punto che quella attuale deve essere considerata una situazione di emergenza al pari di tante altre nazioni del mondo.
Quasi due donne con figli su 3 sono senza lavoro e negli ultimi anni sono state 800 mila le interruzioni di lavoro forzate a causa di una gravidanza. E sono pesantissime le ricadute sui figli: quasi il 23% dei minori è a rischio povertà, percentuale che sale al 28% per i figli di mamme sole.
Aumento della disoccupazione femminile, gap nelle retribuzioni, leggi che sfavoriscono la maternità e la decrescita della natalità che ne deriva sono le conseguenza più visibili della crisi economica. Come risolvere la situazione? Poiché la fine della recessione sembra essere ancora lontana e la ripresa, quando avverrà, sarà lenta e non facile, le economiste di inGenere propongono in alternativa un “Pink new deal” che restituisca pari diritti sul lavoro alle donne e la possibilità di crescere serenamente ai bambini italiani perché non è giusto né ammissibile in un paese democratico poter chiedere a una donna di scegliere tra il lavoro e la maternità. Essere mamma è diritto delle donne che lo desiderano ma è anche un mestiere molto difficile!
Il rapporto di Save the Children non dimentica neanche le mamme provenienti da Asia, Africa, America, Oceania e dal resto d’Europa. Le mamme straniere infatti godono di ancor meno diritti delle mamme italiane a causa della complicata burocrazia del paese oltre che di una latente discriminazione nel mondo del lavoro, eppure è proprio grazie a loro, le mamme del mondo, che la natalità in Italia non ha raggiunto picchi in discesa vertiginosi. La decrescita delle nascita è causata principalmente dalla mancanza di risorse economiche necessarie per garantire un’infanzia ed un futuro sereni ai propri figli. Alla luce dei dati riportati nel rapporto dell’associazione, sono serviti a poco provvedimenti come le quote rosa aziendali, i congedi parentali introdotti con la legge 53 del 2000 a favore della paternità e i tentativi di conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia perché
Dei 3 milioni e 855 mila donne fra i 18 e i 29 anni, il 71,4% vive infatti con i genitori. E dal 2009 si è interrotto in Italia il trend di aumento dei tassi di fecondità che si registrava dal 1995. Nonostante il contributo demografico delle donne di origine straniera, le nascite annue tra il 2008 e il 2010 sono calate di 15.000 unità.
In Italia mettere al mondo un bambino significa esporlo a molte difficoltà, a partire dalla mancanza di servizi per l’infanzia e per le neomamme. Cose molto semplici come l’assistenza sanitaria e la scuola spesso non sono garantite equamente a tutti i bambini. Perché quindi una donna, già e purtroppo ancora discriminata per il suo sesso nel mondo del lavoro, dovrebbe scegliere di diventare madre in un’Italia che stringe la cinghia e non punta sul futuro?
Per maggiori informazioni e approfondimenti
- http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img190_b.pdf
- http://www.ricordiamocidellinfanzia.it/
- http://www.savethechildren.it/IT/Tool/Blog/Commenti?id_blogpost=77
- http://www.savethechildren.it/IT/Tool/Press/Single?id_press=511&year=2012
- http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10546
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