“Aiuto! Mio figlio non mangia!” – l’esperienza di una Mamma SOS
Quando un bambino arriva in un Villaggio, la Mamma SOS che lo accoglie sa che il primo passo per aiutarlo è guadagnarsi la sua fiducia, un’operazione che spesso richiede più tempo di quel che si potrebbe pensare. I bambini che vengono accolti nelle nostre strutture, infatti, spesso raggiungono l’ingresso dei Villaggi senza alcun bagaglio, ma con un ben più ingombrante fardello di traumi e sofferenze. Per questo, lo staff del villaggio è attento a ogni piccolo segnale mandato dai bambini ospitati, come dimostra la storia di Hung e Ju-Long, raccontata dalla loro Mamma SOS alle prese con un dilemma che affligge anche tante madri italiane: “perché il mio bambino non mangia?“
“Hung e Ju-Long sono due fratellini che abitano nel Villaggio SOS di Chengdu. Il loro arrivo in questo piccolo paesino della Cina meridionale risale ai primi mesi del 2013, quando avevano rispettivamente 5 e 6 anni. Ricordo bene quel giorno. Per alcuni lunghissimi istanti mi fissarono senza dire nemmeno una parola, come se volessero capire chi fossi o se rappresentassi un pericolo. Io risposi a quegli sguardi indagatori con un sorriso, nella speranza di allontanare da loro paura e nervosismo. Il mio tentativo non ebbe successo, nondimeno mi permisero di condurli per mano nella loro nuova casa.
Passati i primi giorni, finalmente capii come mai Hung e Ju-Long erano così taciturni: non essendo mai andati a scuola, non conoscevano il mandarino (la lingua standard usata in Cina), ma solo il dialetto del loro villaggio. Capivano quanto gli veniva detto, ma non erano in grado di esprimersi. Così, li mandai subito all’Asilo SOS affinché imparassero il Cinese comunicando con gli altri bambini. Nel giro di due mesi, Hung e Ju-Long avevano fatto enormi progressi e, nonostante qualche problema con le frasi più lunghe, erano finalmente capaci di comunicare con tutti noi.
Per questi due fratellini, abituarsi alla vita del Villaggio SOS non è stata una passeggiata. Osservandoli, mi ero resa conto che entrambi avevano eretto intorno a sé delle barriere ed erano restii ad aprirsi e fidarsi degli altri. A preoccuparmi davvero, però, era il loro rifiuto di sedersi a tavola e mangiare con noi a cena. Non importa quanto insistessi, Hung e Ju-Long non assaggiavano nemmeno un boccone di quello che avevo cucinato e si limitavano a rimanere seduti e in silenzio. Quando avevano fame, mangiavano una mela. Non mi ero mai trovata in una situazione simile. Rimasta a corto di idee, telefonai allo zio dei fratellini nella speranza che lui avesse la soluzione. Non ebbi fortuna. L’anziano uomo mi disse che Hung e Ju-Long non avevano mai avuto problemi simili quando erano con lui. Le loro strane abitudini avevano preoccupato anche lo staff del villaggio, che aveva regalato ai fratelli dei biscotti multivitaminici. Guardandoli fare colazione pensai che i dolci erano riusciti a conquistarli e allora ebbi un’illuminazione. Così, cominciai a preparare piatti dal sapore relativamente dolce, come il maiale in salsa agrodolce o il pollo alla Gong Bao, e con mia somma soddisfazione i fratellini iniziarono a mangiare!
Inizialmente, si limitavano solo a piccole porzioni e, raramente, mangiavano un piatto intero. Piano piano, però, incoraggiati da me e dagli altri bambini della casa, iniziarono a mangiare anche altri tipi di cibo e ora, anche se le mele rimangono le loro preferite, si sono abituati anche alle patate e al maiale.
Ormai ero abituata al fatto che Hung e Ju-Long non parlassero molto a causa della loro scarsa dimestichezza col Mandarino, ma anche queste difficoltà sembravano prossime a scomparire. Quello che invece continuava a non darmi pace era il fatto che entrambi fossero ancora piuttosto restii a darmi fiducia. Non mi sarei arresa: avrei continuato a dar loro affetto e le cure di cui avevano bisogno, a cucinare i loro piatti preferiti, a raccontare favole, a lavarli e a guardare i cartoni animati insieme a loro. Avrei passato insieme ai due fratellini più tempo possibile, così che prima o poi avrebbero sentito di potersi fidare. E così è stato.
Ricordo ancora quel momento, quando Hung mi ha chiamato “mamma”. Era un pomeriggio tranquillo e Hung e suo fratello stavano guardando la TV in salotto, mentre gli altri bambini della casa non erano ancora tornati da scuola. Io ero impegnata in cucina, quando all’improvviso ho sentito una vocina dire “Mamma, posso prendere una mela?”.
Mi voltai e vidi Hung. Non avevo dubbi, mi aveva chiamata “mamma” . Ero così felice che avrei voluto abbracciarlo e dentro di me sapevo che da quel momento nel cuore dei due fratellini ci sarebbe sempre stato un piccolo spazio solo per me.