Natale è una festa razzista? Per qualcuno in Olanda sì
Nonostante il ponte di Ognissanti sia finito portando via con sé Halloween, le sue iniziative e anche le sue polemiche, tutti noi abbiamo ancora voglia di feste e di vacanze e non possiamo far altro che guardare alla prossima occasione per concederci una piccola grande vacanza: Natale.
Mentre un po’ il tutto il mondo, c’è chi sta già pensando a regali, feste e addobbi, in Olanda l’avvicinarsi di dicembre e del Natale ha riacceso lo spinoso dibattito sul razzismo. Nonostante il paese, infatti, sia tra i primi 10 stati con la qualità di vita migliore secondo la classifica stilata dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) – cosa che fa dei Paesi Bassi una delle nazioni migliori in cui trasferirsi coi propri figli – nelle ultime settimane gli Olandesi sono stati oggetto di critiche da parte dell’ Onu per la tradizione di Black Pete (Zwarte Piet in olandese, Pietro il Moro in italiano).
Il sei dicembre, infatti, nei Paesi Bassi San Nicola arriverà col suo carico di doni per i bambini buoni assistito da “Pietro”, un aiutante dalla pelle scura. Secondo l’Onu, questa tradizione affonderebbe le sue radici nell’età coloniale, quando i Paesi Bassi avevano delle colonie nell‘America Meridionale, più precisamente nell’attuale Suriname e nelle Antille, e per questo la festa richiamerebbe il passato schiavista del paese. Secondo il palazzo di vetro, quindi, Copenaghen dovrebbe prendere provvedimenti.
Sulla questione, si è espressa Verene Shepherd, docente di Storia Sociale in Jamaica e capo del gruppo di lavoro ONU contro il razzismo:
Non riusciamo a capire perché gli olandesi non riconoscano che questo è un ritorno alla schiavitù e che questa festa, nel ventunesimo secolo, deve finire.
Le origini di Zwarte Piet
Zwarte Piet è davvero una tradizione razzista? A ben guardare, le teorie circa le origini di questo curioso aiutante di San Nicola sono, pur presentando alcuni tratti comuni, molteplici.
Tra le tante leggende, una ci riguarda più da vicino: infatti, secondo alcune versioni della storia, Black Pete sarebbe uno spazzacamino italiano, con la pelle scura a causa della fuliggine dei caminetti attraverso i quali si introduce nelle case dei bambini olandesi per portar loro dolci e caramelle. Molti genitori olandesi raccontano una versione semplificata di questa storia e spiegano ai loro figli che Pietro sarebbe nero solo perché sporco di cenere, eliminando qualsiasi connotazione razzista.
Secondo altre teorie, invece, la tradizione di Pietro il Moro sarebbe nata durante l’occupazione spagnola, nel XVI secolo. Zwarte Piet rappresenterebbe quindi i soldati dell’inquisizione spagnola, che gli Olandesi paragonavano al diavolo: sempre secondo questa tradizione, infatti, Black Pete porterebbe i bambini cattivi a casa sua, in Spagna, paese che all’epoca era paragonato all’inferno. Dal punto di vista storico, nonostante questa teoria debba ancora essere dimostrata efficacemente, le radici di Zwarte Piet sarebbero comunque legate agli scambi commerciali con la Spagna, sulle cui navi spesso venivano utilizzati schiavi moreschi.
Infine, secondo altre versioni Pietro il Moro avrebbe origini cristiane: infatti sarebbe uno schiavo etiope liberato da San Nicola e da allora sempre al suo fianco.
Il futuro di Zwarte Piet
Nonostante il suo passato controverso, Black Pete rimane un personaggio molto caro a tutti i bambini olandesi, che in questo periodo possono seguire le sue storie anche alla televisione, grazie a una serie di cartoni animati aventi per protagonisti San Nicola e il suo aiutante. Pietro è ormai parte della storia culturale dei Paesi Bassi, ma – a causa delle continue polemiche e delle contestazioni – presto per sopravvivere potrebbe subire una qualche trasformazione: infatti, e per risolvere la situazione c’è anche chi ha proposto di modificare le sembianze e il ruolo di Black Pete per eliminare quegli elementi ritenuti “razzisti” da una parte della popolazione.
Qualcosa di simile, era già stato proposto in Canada, dove nel 2011, dopo 26 anni, a causa del dibattito sull’inclusione del personaggio di Black Pete, i festeggiamenti di Sinterklaas (San Nicola) furono cancellati. “Senza Zwarte Piet, la festa di San Nicola non esiste. Lui e Sinterklaas devono stare insieme e non sono separabili” – così all’epoca gli organizzatori dell’evento avevano giustificato la loro decisione.
La maggior parte degli olandesi è d’accordo e per loro non ci sono dubbi: Zwarte Piet deve restare così. Lo testimoniano gli oltre 2 milioni di sostenitori che si sono raccolti nella pagina di Facebook in difesa di Black Pete (ovvero, “Pietitie”), molti meno – invece – sarebbero quelli favorevoli al cambiamento, ovvero circa 12mila.
Insomma, il dibattito su integrazione e razzismo non interessa soltanto l’Italia, dove ogni anno si discute sulla presenza dei presepi e dei crocefissi nelle scuole, ma anche altri paesi.
E voi? Cosa ne pensate? Quale sarebbe la soluzione migliore? È giusto che gli Olandesi rinuncino a Zwarte Piet? Si tratta davvero di una tradizione razzista? Aspettiamo i vostri commenti!
Per maggiori informazioni:
- L’Onu contro il Babbo Natale olandese «I suoi aiutanti sono neri: lui è un razzista»;
- E il Paese più bello del mondo è…. ;
Tensions mount in the Netherlands as UN questions ‘Black Pete’ Christmas tradition;