Il regalo di Natale più richiesto nelle Filippine dopo Haiyan
Nella casa della famiglia Sulvera nelle Filippine, i giocattoli dei Natali passati sono stati spazzati via dalle inondazioni provocate dal Tifone Haiyan. In una corsa contro il tempo, SOS Villaggi dei Bambini sta lavorando per fare in modo che questo Natale porti la Speranza nelle Filippine e nelle case di tutte quelle famiglie che vivono in baracche di fortuna, tra fango e fumo, e hanno disperatamente bisogno di aiuto.
Senza una casa, senza un luogo in cui giocare
Su un cartello ai margini della strada si legge “A tutte le nazioni e alle altre città delle Filippine, grazie infinite per aver aiutato Tacloban”. A pochi metri di distanza, proprio di fronte all’entrata del Villaggio SOS della città, una donna tiene in braccio il suo bambino di cinque mesi. Sorride ai passanti che attraversano la strada sotto la pioggia. Alle sue spalle, si intravede una struttura malconcia fatta di lamiere. Lì, suo marito si prepara a macellare un maiale. Lentamente, la vita sta tornando alla normalità. Rientrando in casa, la donna racconta quanto accaduto poche settimane fa e il suo sorriso scompare per lasciare il posto alle lacrime.
Sotto un tetto di 25 metri quadrati fatto di lamiere arrugginite da cui filtra l’acqua della pioggia, vivono le tre generazioni della famiglia Sulvera. Nella loro “casa” manca l’acqua corrente, il bagno e l’elettricità. Il loro pavimento è stato ricavato dai pannelli di mobili andati distrutti e galleggia su un terreno di fango nero: le condizioni ideali per lo sviluppo di qualsiasi malattia. Pamela, la donna che prima sorrideva, cerca di ripararsi la testa dalla pioggia con una borsa di plastica e, intanto, tenta senza successo di impedire ai figli di giocare in mezzo alla sporcizia. Indica un piccolo letto di emergenza: è questo l’unico luogo in cui i bambini della famiglia (suo figlio, la sua sorellina di 4 anni e i 3 suoi nipoti, il più piccolo ha 2 mesi, il più grande 6 anni) possono giocare.
La storia di una madre sfuggita alla tempesta
Pamela, insieme al marito, ai rispettivi genitori e alle due sorelle vive qui. Nessuno di loro ha un lavoro. Ci indica il suo nipotino di 6 anni, Jay Keam. I punti di sutura sulla sua fronte sono uno dei segni lasciati dal Tifone Haiyan l’8 novembre, quando le onde del tifone stavano quasi per trascinarlo verso la morte.
“Quel venerdì, eravamo tutti alla Herman Gmeiner School (la scuola fondata da SOS Villaggi dei Bambini, ndt). Avevamo ricevuto l’ordine di evacuazione, ma l’acqua stava aumentando troppo velocemente” racconta Jean, la mamma 22enne di Jay. Lei e il bebè che porta in braccio sono scossi da colpi di tosse mentre, tra le lacrime, la donna prosegue con il suo racconto: “In acqua, c’erano bambini che chiedevano aiuto. Li conoscevamo e volevamo fare qualcosa, ma aiutarli era impossibile. Eravamo intrappolati in un’aula e, quando anche questa è stata allagata, per fuggire abbiamo dovuto raggiungere la finestra, facendoci strada tra fango e acqua. Io non so nuotare, ma mio fratello e mio padre sì ed è soltanto merito loro se sono sopravvissuta. Abbiamo nuotato fino al tetto. Ci siamo arrampicati lì, intorno a noi altri bambini venivano spazzati via dall’acqua, che ormai aveva raggiunto i 2 metri. Alcuni siamo riusciti a salvarli. A un certo punto, però, Jay è scivolato dal tetto e durante la caduta ha battuto la testa per poi essere inghiottito dal fango. È un miracolo che siamo riusciti a tirarlo fuori. Alla fine, quando le acque hanno iniziato a ritirarsi, abbiamo formato una catena umana e ci siamo fatti strada per raggiungere un luogo sicuro”. Jean interrompe il suo racconto, il volto è rigato da lacrime mentre ripensa ai cadaveri dei bambini morti annegati.
Dopo aver guardato teneramente il suo piccolo, la giovane mamma torna a sorridere e riprende a raccontare: “Jay è sempre stato molto contento di frequentare la Hermann Gmeiner. Ora ogni giorno chiede quando potrà tornarci. Gli manca poter giocare in un luogo sicuro. Qui non c’è altro che fango. Ora, ha perso anche i suoi giocattoli. Il suo preferito, Spiderman, è stato spazzato via insieme a tutto il resto. Se di notte sente il rumore della pioggia, si sveglia terrorizzato: ha paura di affogare di nuovo”.
L’aria, densa di fumo, penetra da ogni spiffero della baracca costringendo i bambini a tossire continuamente. Tra un acquazzone e l’altro, in tanti – come la famiglia Sulvera – cercano di asciugare vestiti e biancheria. Agli angoli di ogni strada, sono stati accesi fuochi con cui eliminare rifiuti e cadaveri in via di putrefazione.
Al lavoro per difendere i bambini e le loro famiglie
Intanto, il marito di Pamela ha finito di macellare il suo maiale e lo carica su un pick up. Nonostante la famiglia avrebbe voluto tenere quella carne per sé, l’animale è stato venduto per 200 Pecos, coi quali i Sulvera potranno comprare 30 chili di riso.
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Fortunatamente, ora davanti la strada che conduce al Villaggio SOS di Tacloban è stato aperto uno spazio a misura di bambino. Qui Jay e i suoi amici hanno un luogo sicuro in cui giocare e superare i traumi provocati dalla tragedia di Haiyan nell’attesa che la scuola Hermann Gmeiner – che SOS Villaggi dei Bambini ha fondato e che ora è gestita dal Governo – venga ricostruita.
In parallelo, tramite il Centro di Sviluppo Sociale della città aperto da SOS, sarà possibile fornire assistenza a famiglie e a genitori single come Jean. Il marito di Pamela, invece, presto potrebbe essere assunto come operaio per partecipare ai lavori di ricostruzione del Villaggio SOS di Tacloban. Le squadre di emergenza, inoltre, continuano a garantire pasti caldi per i più piccoli, mentre altri specialisti offrono consulenza per assicurarsi che bambini come Jay ricevano le cure mediche necessarie. Al momento, alle popolazioni colpite vengono forniti anche aiuti alimentari, acqua, vestiti e materiale con cui proteggersi dalla pioggia.
Adozione a distanza di un bambino delle Filippine
A Pamela, è stato chiesto anche cosa si può comprare al giorno d’oggi a Tacloban con 20€. “Posso comprare un po’ riso, alcuni medicinali e il latte per i bambini” ha risposto.” Con 100€ potrei ricostruire una camera da letto”. Per questo Natale, però, il suo desiderio più grande è quello di fare in modo che figli e nipoti tornino a vivere una vita normale il prima possibile e che la famiglia rimanga unita, qualcosa che per lei non ha prezzo.
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