Svezia – Germania: la foto che ha commosso il mondo
Lo scorso 15 ottobre, lo scontro per la qualificazione ai mondiali di Brasile 2014 tra Svezia e Germania ha visto le due squadre scontrarsi in un match al cardiopalmo e, allo stesso tempo, diventare testimoni di un momento di grandissima umanità.
Cos’è la Sindrome di Williams Beuren?
La sindrome di Williams (o Sindrome di Williams – Beuren) è una rara malattia genetica, che si riscontra in un neonato ogni 20.000. I bambini che ne sono affetti, tra i vari sintomi, riportano anche ritardi nell’apprendimento e nella crescita e soffrono di invecchiamento precoce. Anche i tratti somatici del loro volto sono particolari: spesso le labbra sono molto carnose, la fronte ampia e le guance paffute. I bambini colpiti dalla sindrome di Williams sono dotati di un particolare talento musicale, una dote che, però, li porta a essere anche estremamente sensibili al rumore.

Foto da Google Images
Kim Kallstrom e il suo gesto di umanità
Lo scorso 15 ottobre, un gruppo di 22 bambini disabili affetti proprio da questo disturbo, ha accompagnato l’ingresso dei calciatori della nazionale svedese e di quella tedesca nel campo della Friends Arena di Solna, vicino a Stoccolma, per il match valido per la qualificazione ai prossimi mondiali di calcio, che si terranno in Brasile nel 2014.
Max era uno dei bambini affetti da sindrome di Williams scesi in campo insieme alla nazionale svedese. Il suo compito era quello di accompagnare a centrocampo il calciatore Kim Kallstrom. Per tutta la settimana, insieme ai suoi amici Max si era preparato all’evento in modo da sopportare il carico di stress e di tensione che, per i bambini come lui, stare davanti a uno stadio gremito di persone comporta. Nonostante le prove, però, le grida e i rumori – a cui Max è particolarmente sensibile – hanno finito per spaventare il ragazzo.
Accortosi della situazione, Kim Kallstrom si è abbassato e ha abbracciato il bambino rassicurandolo e consentendogli di vivere serenamente questo momento così importante per lui. Le foto di quegli istanti hanno fatto il giro del mondo passando per il sito del quotidiano svedese aftonbladet.se per approdare, infine, sui forum e sui maggiori social network.
Dagli spalti, i genitori di Max hanno assistito alla scena e il padre alla conclusione del match ha pensato di ringraziare Kallstrom scrivendogli una lettera.
Ti scrivo questa lettera perché non sono certo che tu abbia capito quanto sia stato importante il tuo gesto. Martedì scorso, mio figlio Max ha fatto qualcosa di speciale, anche se per altri bambini non richiederebbe altro che 15 minuti di concentrazione e un po’ di nervosismo, oltre alla gioia di incontrare i membri della nazionale. Grazie al tuo gesto, mio figlio è stato in grado di sentirsi proprio come tutti gli altri: orgoglioso e speciale.
La risposta di Kallstrom non ha tardato ad arrivare ed è stata pubblicata sulle pagine di un quotidiano svedese.
Sono contento che il papà di Max abbia apprezzato quello che ho fatto, ma a rendermi davvero felice è il fatto che nonostante il nervosismo poco prima di entrare in campo, io e Max siamo stati in grado di arrivare fino alla fine insieme facendo un’esperienza molto positiva. In situazioni come queste, tendo a comportarmi più come un vicino di casa, o un genitore, che da calciatore. Sono consapevole di avere delle responsabilità nei confronti dei genitori, che forse dagli spalti sono tesi proprio come i figli, e nei confronti dei bambini stessi che ci accompagnano in campo. Io cerco di mantenere la calma e di essere rassicurante e in genere i bambini si divertono.
Sicuramente è questo il caso di Max, che una volta portato a termine il suo compito è tornato dai genitori gridando “sono contento! Ce l’ho fatta!”
Il gesto di Kallstrom, però, non è l’unico esempio di umanità e generosità a cui possiamo assistere nel mondo dello sport. Infatti, tanti sportivi sono testimonial di molte organizzazioni no profit e aiutano le onlus nella raccolta fondi.
A settembre, infatti, vi avevamo raccontato del pallone autografato da Alessandro del Piero e della maglietta di Diego Milito regalate all’associazione “Amici del Bambino Malato” per la sua asta di beneficenza. Non molto tempo fa, invece, SOS Villaggi dei Bambini ha potuto mettere all’asta la fascia da capitano indossata da Gianluigi Buffon in occasione della Super Coppa 2013, comprata da un donatore per ben 505 euro.
Da un abbraccio a una donazione, sono tanti i gesti che possono fare la differenza nella vita di chi è più fragile, perché la generosità e la bontà non passano solo attraverso l’adozione a distanza e tutti, nel loro piccolo, possono fare la propria parte.
Per maggiori informazioni:
- La descrizione della Sindrome di Williams sul sito di Telethon;
- La descrizione della Sindrome di Williams sul sito Orpha.net;
- Svezia-Germania, Kim Kallstrom con bambino autistico commuove il web (foto);
- Källström e il piccolo Max: la commovente storia che sta facendo il giro del web;
