Acqua potabile? Ancora un sogno in Africa e in altre zone povere
Articolo scritto da Roberta Gotti
Dal 26 al 31 Agosto 2012 si è tenuta a Stoccolma la World Water Week in occasione della quale l’UNICEF ha sottolineato come nel corso degli ultimi 20 anni si siano fatti enormi passi avanti nella distribuzione a livello mondiale di fonti d’acqua potabile sicure quali impianti idrici o pozzi per una vasta area di popolazione. Restano tuttavia più di 783 milioni le persone che ancora oggi non hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura con maggiore incidenza nelle aree rurali più isolate e più povere quali quelle dell’Africa sub sahariana che sembra essere la zona del mondo in cui le sciagure della speculazione, della fame e delle sete mietono il maggior numero di vittime.
Quella dell’acqua potabile è una questione senza dubbio molto delicata e urgente da affrontare in quanto, secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanità, la mancanza di acqua potabile uccide ogni anno più persone di qualsiasi altra forma di violenza comprese le guerre e i bambini sono spesso le vittime più colpite dai virus portati dai batteri presenti nelle fonti d’acqua contaminate perché hanno un sistema immunitario più vulnerabile.
Questo tema non riguarda solo le popolazioni che appartengono alle zone più disagiate del pianeta ma riguarda anche tutti i paesi industrializzati come il nostro perché oltre a questioni di carattere sociale ed umanitario questo problema è fortemente legato anche a quello della sicurezza alimentare. Ciò è dimostrato dal fatto che per produrre il cibo necessario al fabbisogno quotidiano di ciascuno di noi sono necessari dai 2 ai 5 mila litri di acqua.
Ma vediamo in dettaglio cosa succede nelle aree rurali dove pozzi o altre fonti d’acqua potabile non sono disponibili nelle vicinanze: in queste zone la popolazione è costretta a camminare per ore e svariati km per poter raggiungere delle fonti d’acqua da cui attingere. Spesso le pozze da cui prelevano l’acqua sono contaminate da batteri, escrementi di animali, insetti e scarafaggi.
Una volta raccolta poi l’acqua deve essere trasportata in spalla fino al villaggio tramite secchi e contenitori. Donne e bambini sono coloro che nella maggior parte dei casi sostengono l’onere di questi pesantissimi viaggi e che per questo motivo non possono dedicarsi alla scuola, al lavoro o a prendersi cura delle proprie famiglie. Oltre che fisicamente molto pesanti questi viaggi sono anche estremamente pericolosi perché si incorre nel rischio di subire molestie e violenze sessuali lungo il percorso. Come aiutare bambini e donne?
Quando queste riserve d’acqua giungono finalmente a destinazione portano con se uno svariato numero di batteri molto pericolosi. Uno è l’escherichia coli conosciuto come indicatore primario di contaminazione fecale e, pur rappresentando un comune abitante dell’intestino e ricoprendo un ruolo fondamentale nel processo digestivo, può portare a malattie nell’uomo e negli animali quali infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite, tra le cause della alta mortalità infantile in molte zone del mondo.
Un altro batterio molto pericoloso portato dalle acque contaminate è la Salmonella Enterica, conosciuta come salmonella typhi, responsabile del tifo e fortemente pericolosa perché trasmissibile per contatto diretto da una persona all’altra espandendosi in maniera esponenziale in caso di scarsa igiene personale. Una malattia molto grave legata alle acqua contaminate e poi la schistosomiasi causata dai vermi le cui uova si schiudono nelle pareti intestinali provocando forme molto gravi di dermatiti accompagnate da febbre, brividi, nausea, dolore addominale, malessere, mialgia o nei casi più gravi ascessi e lacerazioni della mucosa intestinale. Non meno importanti poi ci sono malattie conosciute e pericolose come il colera e l’epatite A.
Tutto questo può darci un quadro preciso di quanto sia importante rendere l’acqua potabile accessibile per il maggior numero di persone nel mondo ed è proprio in questo senso che UNICEF in quanto membro della partnership globale “Sanitation and Water for All” sta cercando di fare il più possibile. I principi del diritto umano all’acqua approvati dall’assemblea generale delle nazioni unite del 2010 affermano che l’acqua potabile deve essere accessibile, affidabile, economica e in quantità sufficiente per soddisfare i bisogni di base e in base alle previsioni dell’UNICEF, di questo passo nel 2015 – termine finale per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio – ancora 605 milioni di persone nel mondo non vedranno realizzato questo elementare diritto umano.
Esistono numerose associazioni come Charity Water che stanno facendo il possibile per portare l’acqua potabile nei villaggi dove questa non è ancora disponibile ma la costruzione dei pozzi non è sufficiente per dare a questi villaggi l’autonomia… occorre infatti insegnare alle persone come usare i pozzi e come mantenerli puliti e fare manutenzione in modo da sfruttare al meglio una risorsa così importante per la loro sopravvivenza!
Molto spesso infatti a causa della mancanza di istruzione nei villaggi le persone non sono in grado di gestire in autonomia queste strutture di raccolta dell’acqua quindi chi si occupa di costruire i pozzi molto spesso si deve prendere carico anche di fornire l’adeguata istruzione alle persone del villaggio. Un villaggio che diventando istruito ed autonomo può fornire aiuto anche ai villaggi vicini ampliando l’efficacia del lavoro svolto dalle associazioni di volontari.
L’acqua è una forza straordinariamente complessa e sottile in un’economia è un importante vincolo per l’espansione di ogni città. Banchieri e dirigenti d’azienda l’hanno citata come l’unico limite naturale alla crescita economica. Per questi motivi i vantaggi di un villaggio finalmente autonomo grazie ad un pozzo d’acqua sono innumerevoli:
– Il tempo che serve per reperire l’acqua passa da diverse ora a pochi minuti e l’acqua è potabile e priva di batteri.
– Con gli insegnamenti forniti dagli operatori d’igiene il villaggio impara l’importanza della cura dei pozzi, della pulizia e vengono costruiti bagni per la raccolta dei liquami e per il lavaggio delle mani.
– Il maggior tempo e l’acqua a disposizione permettono alle famiglie di coltivare un orto per produrre il cibo per sé stessi e da rivedere nei mercati per garantirsi i beni di prima necessità
– I bambini hanno il tempo di andare a scuola e di usare tutti gli insegnamenti per far progredire ulteriormente il villaggio.
Tutto ciò dimostra come l’acqua sia l’imprescindibile punto di partenza dal quale poi tutto si può costruire e trasformare e di come non sia sufficiente portare acqua a chi ne ha bisogno ma sia fondamentale fornire a queste persone i mezzi culturali necessari per diventare indipendenti e far crescere la comunità in autonomia !
Lo spreco d’acqua a cui si assiste ogni giorno nei paesi sviluppati ci fa spesso perdere di vista quanto questo bene primario sia importante. La speranza è che in ognuno di noi nasca una coscienza critica che ci permetta di comprendere che le risorse naturali non sono infinite e che ciascuno di noi può fare qualcosa per evitare che vadano inutilmente sprecate.
Articolo scritto da Roberta Gotti
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- http://www.unicef.it/doc/4087/settimana-mondiale-acqua-2012.htm
- http://www.charitywater.org/whywater/
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