Premi o punizioni per educare i propri figli?
Ci siamo. La scuola è ricominciata da ormai qualche settimana e per nove mesi molti genitori si troveranno a porre quella domanda che assilla tanto loro quanto i figli. “Hai fatto i compiti? Hai studiato?”.
Spesso far sì che nostro figlio spenga la televisione e apra i quaderni si trasforma in una logorante impresa che ci accompagna fino a giugno per poi darci qualche settimana di respiro fino a quando non sarà tempo di pensare ai compiti delle vacanze estive.
Funzionano i premi e le punizioni per i bambini?
Alcuni di noi potrebbero pensare di premiarlo con una mancia, magari particolarmente ricca nel caso di un bel voto, ma quanto è efficace questo metodo?
Secondo un articolo pubblicato su Time.com, non molto. In base a dei recenti studi, dare un premio ai bambini affinché leggano più libri o migliorino i loro voti in pagella produrrebbe risultati trascurabili.
Lo studio, condotto da Roland Fryer, economista presso l’università di Harvard, e pubblicato sul “Quarterly Jorunal of Economics”, ha evidenziato che in ognuna delle 200 scuole che sono state sottoposte a un test, l’impatto del “premio” sul rendimento accademico degli studenti sarebbe pressoché prossimo allo zero.
Tutti più bravi in matematica… forse
Ci sarebbe solo una piccola eccezione, ovvero la matematica. A confermarlo sarebbe un altro studio, questa volta proveniente dall’università di Standford, secondo cui la paghetta aiuterebbe i bambini a far pace con addizioni e divisioni.
“In matematica, i voti ottenuti sono migliorati di circa un punto (¾), un risultato da non trascurare”
Ha raccontato Eric Bettinger, esperto in pedagogia.
Sarà così che porremo fine alle interminabili serate passate chini sulla calcolatrice a cercare di risolvere senza successo espressioni e problemi? Per quanto l’idea possa ingolosirci, sarebbe meglio evitare. Secondo gli esperti, infatti, questo tipo di incentivi pecuniari, così come altri regali materiali, può influire negativamente sulla naturale motivazione dei bambini a imparare o a svolgere una qualsiasi altra mansione, ridurre la loro proattività e persino diventare fonte di ansia.
Lo sostiene John Woodward, decano della facoltà di pedagogia presso l’università di Puget Sound, secondo cui i genitori che pagano i propri figli per studiare minano la loro motivazione a imparare: più che concentrarsi sull’apprendimento e la comprensione della materia, il bambino passerebbe il tempo a paragonare i suoi voti con quelli dei compagni e ad aumentare sarebbe soltanto il suo carico di stress.
Ad avvalorare la sua tesi ci sarebbe un’ulteriore ricerca, nella quale gli studenti premiati con degli adesivi per aver fatto un disegno, avrebbero poi giudicato noiosa tale attività, a differenza dei compagni che non hanno ricevuto nulla.
“Le ricompense riducono la libertà di scelta del bambino e, di conseguenza, la sua motivazione e la sua proattività”
Ha spiegato Holly Schiffrin, professoressa di psicologia dell’Università di Mary Washington.
L’unico metodo infallibile
Il rischio, quindi, è che i bambini incomincino a rispondere ad ogni richiesta con un “e cosa mi dai in cambio?”
La soluzione migliore, quindi, è quella di armarsi di tanta pazienza, aiutare i nostri figli quando possibile e insegnar loro ad apprezzare quel senso di soddisfazione che si prova una volta fatto il proprio dovere. Naturalmente, lo stesso vale per le buone azioni: i bambini devono imparare a riconoscere l’importanza dei contributi che possono dare in famiglia e nella loro comunità, così come è importante che imparino ad apprezzare il senso di soddisfazione derivante dalla consapevolezza di aver fatto la differenza.
In questo senso, si potrebbe pensare – ad esempio – di sfruttare i soldi risparmiati per insegnare a nostro figlio l’amore verso il prossimo, magari aiutando qualche associazione che si occupa di volontariato, oppure (perché no?) ricorrendo alle adozioni a distanza, uno strumento che in questo caso potrebbe fare bene non a uno, ma a ben due bambini.
Inoltre, non dimentichiamoci di lodare i nostri figli ogni qualvolta lo meritino, badando anche a fare complimenti puntuali, in cui sia chiaro che cosa viene apprezzato.
Insomma, diventare autonomi e responsabili richiede un lungo percorso. Sulla strada, potrebbero presentarsi anche eventuali ostacoli che non devono mai essere aggirati, ma affrontati andando in profondità. Bisogna chiedere al bambino per quale motivo non voglia fare i compiti: magari per lui sono troppo complicati e potrebbe aver bisogno di un aiuto in più o di più tempo rispetto alla media, ma è solo portando alla luce e risolvendo queste difficoltà che si otterranno risultati duraturi e davvero soddisfacenti.
Quanto alle paghette, allora, meglio rinunciare? Un premio ogni tanto non farà di nostro figlio un corrotto, o uno zuccone, ma – a parte dare qualche spintarella durante un momento di défaillance – meglio non sperare in miracoli.
Per maggiori informazioni e approfondimenti:
- L’articolo pubblicato su Time.com;
- Regali “intelligenti” e “solidali” per la scuola;
- Educare i bambini senza gli schiaffi
- Premi e punizioni per i bambini
- Come rendere efficaci premi e punizioni
Gli ultimi aggiornamenti sulla educazione dei bambini da Twitter:
Video sulla educazione dei bambini da Youtube:
