Guerra e speranza a Damasco: la storia di Mohammed
È prevista per il 23 novembre la Conferenza di Ginevra – nota come Ginevra 2 – che dovrebbe sancire l’inizio di un processo di pace in Siria (Asia). A un mese da questo evento, però, Damasco continua a essere un campo di battaglia da cui ogni giorno giungono notizie sempre più inquietanti, racconti che sembrano usciti dalle pagine di un romanzo distopico.

Foto da Google News
Ultime notizie dalla guerra in Siria
Nonostante il loro desiderio di tornare alla normalità, per i cittadini della capitale vivere per le strade di Damasco significa non solo convivere con la minaccia di bombardamenti e con le corse verso il rifugio più vicino, ma anche con la consapevolezza di poter diventare da un momento all’altro uno dei bersagli dei cecchini di Assad.
Gli ultimi racconti, infatti, parlano di decine di donne incinte precipitatesi in ospedale a causa di ferite da armi da fuoco proprio in corrispondenza del grembo. Secondo i testimoni, i cecchini di Damasco si sarebbero allenati a colpire i feti delle donne siriane, molte delle quali, infatti, nonostante l’intervento dei medici, hanno perso i loro bambini, continuando una strage che si protrae da ormai parecchi mesi.
Questo, però, è solo uno dei tanti problemi che affliggono Damasco e la Siria in generale, un paese dove anche alimenti base come il pane e il latte hanno raggiunto prezzi altissimi.
È questa la realtà che da quasi un anno vive anche Mohammed, un ragazzo di 17 anni. Fino a marzo dello scorso anno, Mohammed era uno dei tanti ospitati del Villaggio SOS di Aleppo, poi, quando a causa dei bombardamenti e della guerra vivere ad Aleppo era diventato troppo rischioso, è stato costretto a trasferirsi nel Villaggio SOS di Damasco insieme alle altre famiglie SOS.
La storia di Mohammed
A prima vista, Mohammed sembrerebbe un ragazzo come tanti: va a scuola, frequenta le superiori, e spera di superare i suoi esami finali per poter finalmente studiare legge. Eppure, Mohammed non è come gli altri bambini della Siria e non solo perché vive in un paese dilaniato dalla guerra. Infatti, forse complice l’esser stato testimone della tristezza e delle ripercussioni che questa tragedia riversa su chi gli sta intorno, questo ragazzo ha deciso di lavorare anche come volontario per SOS Villaggi dei Bambini in Siria.
“Ero contento di essere stato accettato come volontario, perché tramite il programma di emergenza abbiamo potuto aiutare molte persone. Credo che chiunque possa dare il suo contributo nella crisi umanitaria che sta vivendo la Siria. Bisogna agire senza pensare”.
È confortante pensare che questo ragazzo, nonostante il suo paese sia dilaniato da una guerra intestina, non stia crescendo educato allodio nei confronti di una determinata fazione, ma animato dal desiderio di aiutare chi è in difficoltà a prescindere dal suo credo politico e religioso.

Foto da Google Images
Un bambino che vive in tempi di guerra è costretto a crescere molto più rapidamente rispetto ai suoi coetanei più fortunati, eppure l’atteggiamento con cui Mohammed affronta le sue giornate sorprende anche gli adulti che lo circondano.
“Potrete anche non credermi, ma io non ho paura. So che prima o poi morirò, la morte è un cosa che non posso cambiare. Per questo, non ho paura dei rischi che corro quotidianamente in Siria. Per me ogni giorno è un inizio. Non ho paura, ma solo un sacco di sogni”.
Così, Mohammed passa le sue giornate dividendosi tra gli studi e la sua attività di volontariato, che lo porta a donare un po’ di speranza alle vittime più piccole di questa guerra.
“Mi sentivo molto triste vedendo tutti quei bambini vivere in stanze piccolissime insieme a tantissime persone, ma poi ho consegnato loro lo zaino con il materiale per la scuola e quando mi hanno sorriso, sono stato felice. Andare a scuola è importante e sono contento che SOS aiuti i bambini e le loro famiglie”.
Aiuti e futuro in Siria
In Siria, mentre la crisi umanitaria continua ad aggravarsi, SOS Villaggi dei Bambini lavora per garantire un’istruzione a 16 mila bambini e fornisce alle neo-mamme il latte terapeutico e i kit sanitari per aiutare le famiglie delle aree più povere di Damasco a vivere in buone condizioni igieniche. La guerra continua a infliggere colpi durissimi non solo all’economia del paese, ma anche alla sua popolazione e il futuro di moltissimi bambini siriani rischia di essere compromesso dagli attacchi dei guerriglieri, dalla scarsità di cibo e dalla mancanza di un’istruzione adeguata.

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini in Siria
Tuttavia, storie come quella di Mohammed servono per dimostrare come il lavoro svolto da onlus e organizzazioni non profit sia determinante nella formazione della nuova generazione che avrà il compito, una volta finita la guerra, di ricostruire il paese e la sua società… e se pensiamo a Mohammed, non possiamo che guardare al futuro con un po’ di fiducia in più.
Per maggiori informazioni sulla situazione in Siria:
- Siria, la denuncia: cecchini si allenano contro donne incinte;
Intervista a un ragazzo accolto nel programma SOS di Aleppo (da sositalia.it);
- Why Mohammed wanted to help families in Syria (Inglese);
- Adozione a distanza in Siria
Ultime notizie sulla guerra in Siria da BBC NEWS:
- Why has the Syrian war lasted 12 years?
- Syria chemical 'attack': What we know
- Syria war: Why was Shayrat airbase bombed?
- Video shows US launching cruise missiles
- Jeremy Bowen: A walk through Aleppo
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