{"id":2274,"date":"2012-05-08T14:58:30","date_gmt":"2012-05-08T13:58:30","guid":{"rendered":"http:\/\/www.adozione-a-distanza.info\/?p=2274"},"modified":"2018-03-01T12:49:54","modified_gmt":"2018-03-01T11:49:54","slug":"giochi-bambine-nel-mondo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.adozione-a-distanza.info\/giochi-bambine-nel-mondo\/","title":{"rendered":"Giochi per bambine in Italia e in Africa"},"content":{"rendered":"

Il benessere dei bambini passa anche dal gioco<\/strong>. Lavorando a stretto contatto con storie di miseria e abbandono attraverso l’adozione a distanza<\/a><\/strong>, sappiamo che un bambino pu\u00f2 essere tale solo quando ha il tempo e lo spazio per giocare. Ma che differenza c’\u00e8 tra i giochi per bambine italiane e africane<\/strong>?<\/p>\n

Simona e Anette<\/strong> condividono l’et\u00e0 di 12 anni, ma sono geograficamente molto distanti fra loro. Simona \u00e8 italiana e vive nella periferia di Milano<\/strong> con i genitori e una sorella maggiore di lei di cinque anni; Anette \u00e8 africana e si trova in un piccolo villaggio situato nel Senegal<\/a><\/strong> sudoccidentale<\/strong><\/a>, in compagnia dei genitori e di tre fratelli minori. Il villaggio di Anette \u00e8 abitato per lo pi\u00f9 da zii e cugini ed \u00e8 per lei un’unica grande famiglia. Il pap\u00e0 fa il pescatore, mentre la mamma lavora nei campi e accudisce la casa. I genitori di Simona lavorano invece in un supermercato.<\/p>\n

\"Giochi<\/a>

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini Onlus<\/p><\/div>\n

Nel periodo delle elementari, nella camera che Simona condivide con la sorella c’erano giocattoli ovunque<\/strong>. Tra quelli ‘ereditati’ spiccavano il Cicciobello e alcune Barbie<\/strong>. Per lei \u00e8 stata acquistata una serie di fatine che riproduce le eroine di un famoso cartone animato<\/strong> trasmesso in TV. Anette<\/strong>, cos\u00ec come le cugine e le compagne di classe con cui frequenta la scuola pubblica, ha sempre amato le bambole, ma nella sua infanzia senza cartoni animati non si \u00e8 mai sognata di chiederne una ‘gi\u00e0 pronta’. Se le confezionava da sola usando pezzi di legno, zucche, spighe di mais, stoffe<\/strong>. Una volta trovato il corpo adatto per la bambola non rimaneva che dipingere occhi, naso e bocca, farle indossare una collana e vestirla come una principessa.<\/p>\n

Come tutte le bambine, Simona e Anette imitano i grandi e in particolare la mamma<\/strong>. La prima si \u00e8 divertita per tanti anni con una piccola cucina personale munita di elettrodomestici<\/strong>, pentolini e cibarie, in plastica di vari colori e non riciclabile. La seconda ha dovuto ingegnarsi di pi\u00f9, ma il risultato l’ha sempre soddisfatta parecchio: la sua cucina personale era un’asse di legno<\/strong> sulla quale disponeva con cura sabbia, sassolini, frutta e foglie. Il tutto nel massimo rispetto per l’ambiente.<\/p>\n

\"Giochi

Foto dall’archivio di News.cn<\/p><\/div>\n

Giocare all’aperto \u00e8 gioia pura per i bambini e le bambine<\/strong>. Anette \u00e8 avvantaggiata: il clima tropicale del suo Paese, in prevalenza caldo, consente di condurre una vita all’esterno per gran parte dell’anno<\/strong>. Simona ha meno possibilit\u00e0 di uscire di casa, soprattutto nella stagione fredda. Escluse le strutture scolastiche e il cortiletto interno del suo palazzo, mancano spazi nei quali poter giocare con altri bambini<\/strong>. L’aria \u00e8 inquinata a causa delle automobili. Inoltre, i genitori non vogliono che i bambini escano da soli perch\u00e9 fuori i pericoli non si contano.<\/p>\n

Entrambe le ragazzine amano disegnare con le matite colorate<\/strong>. Simona ha imparato all’asilo, mentre Anette ha atteso di frequentare la scuola pubblica, qualche anno pi\u00f9 tardi. Per ora non si sono appassionate molto alla lettura<\/strong>, anche se a scuola non mancano stimoli a riguardo. Negli ultimi tempi Simona e Anette giocano meno o in modo diverso. Le attenzioni della prima sono sempre pi\u00f9 orientate al computer<\/strong>, che usa anche per le ricerche scolastiche, a una console per videogiochi e agli scambi di parole e messaggi con le amiche al cellulare<\/strong>. Anette non possiede dispositivi tecnologici e collabora sempre pi\u00f9 attivamente alla vita domestica prendendosi cura dei fratellini<\/strong>.<\/p>\n

\"Giocattoli<\/a>

Foto dall’archivio di SOS Villaggi dei Bambini Onlus<\/p><\/div>\n

Da quanto sappiamo a queste bambine le opportunit\u00e0 per giocare non sono mancate. Purtroppo, nel mondo vi sono situazioni ben pi\u00f9 sfortunate<\/strong>. Dal 1989 le Nazioni Unite riconoscono il diritto dei bambini al gioco<\/a><\/strong>, ma in molti luoghi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, questo diritto \u00e8 ignorato. Il problema \u00e8 pi\u00f9 grave per le femmine, che spesso devono abbandonare la scuola precocemente<\/strong><\/a> per aiutare nelle faccende domestiche e poi sposarsi giovanissime. In Occidente le cose non vanno necessariamente meglio<\/a><\/strong>. I problemi delle aree svantaggiate, acuiti dalla crisi economica, si ripercuotono sulle fasce pi\u00f9 deboli.<\/p>\n

Anche in condizioni di relativo benessere il diritto al gioco non \u00e8 sempre tutelato adeguatamente<\/strong>: come conferma l’esperienza di Simona, l’urbanizzazione ha ridotto i giochi all’aperto<\/strong>, favorendo quelli sedentari e individuali, mentre la diffusione della tecnologia ha reso la fruizione dei giochi pi\u00f9 passiva; infine, la pressione dei mezzi di comunicazione ha trasformato i bambini in consumatori<\/strong>, per un mercato che pare spesso avere altri scopi rispetto a quello di soddisfare i bisogni reali dei piccoli<\/strong>.<\/p>\n

Articolo scritto da Guido Tauro<\/em><\/strong><\/a><\/p>\n

Fonti e approfondimenti:<\/strong><\/p>\n