Yasmin Levi: dal Villaggio SOS di Neradim a The Voice
Cosa succede a un bambino quando il programma di adozione a distanza termina? È possibile sapere che ne è stato di lui, o lei? Mentre per la prima domanda ci sono molteplici risposte, per la seconda ne esiste soltanto una e, sfortunatamente, è negativa. Infatti, terminato il periodo di adozione a distanza, raramente è possibile avere notizie dei ragazzi, ma le eccezioni, così come le storie di successo, non mancano e Yasmin Levi ce lo dimostra.
Spesso, a far parlare di sé sono quei bambini che, usciti dal programma di adozione a distanza, diventano avvocati o medici, Yasmin – invece – ha seguito un percorso diverso che l’ha portata a sperimentare svariate realtà passando dal volontariato a sostegno di bambini con problemi comportamentali al palcoscenico del talent show The Voice.
Era il 2008 quando Yasmin Levi ha concluso la sua esperienza al Villaggio SOS di Neradim, in Israele. Ecco come la ragazza ricorda quel momento.
La storia di Yasmin
Quando ho lasciato Nerdim, mi sono resa conto che da quel momento tutto sarebbe dipeso da me. Salutavo la mia Mamma e il mio Papà SOS e tutti i miei amici della Casa del Giovane e intanto pensavo che avrei voluto fare qualcosa in cui credessi davvero, in cui potessi identificarmi, che fosse interessante e che per me avesse un valore. Allo stesso tempo, però, volevo provare qualcosa di nuovo.
La mia prima esperienza è stata con il servizio civile a Kirat Motzkin. Ho lavorato come infermiera presso il centro medico Maccabi. Volevo cambiare aria, stare lontana da casa, vivere senza chiedere aiuto e diventare indipendente. Quel posto, però, non faceva per me: all’epoca non ero ancora matura e un anno più tardi, con mio grande sollievo, sono tornata a casa. Mia madre mi ha sostenuto per tutto il tempo necessario e non la ringrazierò mai abbastanza per tutto il suo supporto. In Israele, le ragazze devono passare obbligatoriamente un periodo di due anni nel servizio civile. Dopo una lunga riflessione, ho deciso di assolvere il mio obbligo lavorando come volontaria per un’organizzazione che si prende cura di bambini con problemi comportamentali. Quello è stato decisamente l’anno più significativo e formativo di tutta la mia vita. Quando una delle ragazze che ho assistito mi ha detto “Yasmin, grazie a te ho passato il mio esame” ho provato una grande gioia!
L’arrivo a The Voice
Terminato il secondo anno di servizio civile, per un po’ passavo da un lavoro all’altro. Tutto è cambiato quando ho deciso di partecipare ai casting per la versione israeliana di “The Voice”. Potete immaginare la mia felicità dopo aver ricevuto la telefonata della Produzione!
La prima prova che ho passato è quella che chiamano “blind audition”: dovevo cantare davanti a uno specchio, che mi impediva di vedere i selezionatori. Dopo averla passata, ho potuto finalmente partecipare al programma. Per la prima puntata ho scelto una canzone molto conosciuta in Israele: Eretz Hadasha e sono stata molto contenta quando Rami Kleinstein mi ha voluto nella sua squadra. Non sono arrivata alle finali, ma è andata bene lo stesso. Guardavo a The Voice come a un trampolino di lancio verso il successo! Mi ero trasferita a Tel Aviv, avevo iniziato ad esibirmi nei locali e ad ampliare le mie conoscenze. In quel periodo ero molto confusa, erano i primi passi della mia carriera musicale e non conoscevo molte persone influenti. Dopo Tel-Aviv, lo ammetto, mi mancava la mia famiglia e così sono tornata a casa.
Il futuro
Questo è quello che ho fatto finora, ma non intendo arrendermi. Voglio studiare recitazione e inglese per fare ritorno a Tel-Aviv molto presto. Sono sicura che la musica in me mi aiuterà a restare in circolazione per molto tempo. Quando guardo i bambini intorno a me, mi ritornano in mente molti ricordi. Avevo la loro età quando fui accolta al Villaggio SOS di Neradim. Per me è una gioia essere qui, vedere tutto il lavoro che viene svolto, osservare i bambini e ricordare i bei momenti passati insieme.
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